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Curtis Harding, straziami ma di vecchio soul saziami

Curtis Harding, straziami ma di vecchio soul saziamiCurtis Harding

Intervista Il 27 febbraio il giovane artista americano sarà al Covo di Bologna, intanto esce il suo primo album

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 18 febbraio 2015

È uno dei talenti puri del soul americano Curtis Harding, autore di un sorprendente debutto Soul Power nel 2014 uscito ora anche da noi e distribuito da Anti, che presenterà in una unica tappa italiana al Covo di Bologna il 27 febbraio. Dentro le canzoni un amore sconfinato per la vecchia scuola – sembra di ascoltare in alcuni frangenti il suono potente che usciva dalle produzioni della Stax. Curtis – pur essendo giovanissimo – ha infatti accumulato una quantità di esperienze nel mondo della musica che ha intelligentemente riversato nelle sue composizioni. Quindi non sorprendetevi se ascoltando perle come Next time o la blueseggiante Castaway, l’approccio esecutivo vi sembrerà quasi rockeggiante…
Capelli afro, espressione arcigna, in copertina si presenta fumando una sigaretta poi – letteralmente – incendia il lettore con una sequenza di pezzi tutti tiratissimi, o quasi, suonati e arrangiati alla perfezione mantenendo però un deciso approccio live. Tanto vintage – non è un caso che si chiami proprio come Curtis Mayfield uno dei padri di quella scena soul a cui le nuove generazioni guardano con deferenza e da cui attingono non poco, attraverso campionamenti o sample. Curtis compone guardando a quegli anni, ma poi fa di testa sua, anche nei testi. Freedom sembra quasi una criminal story costruita su un beat implacabile e un falsetto straziante, mentre Keep on Shining, molto sixties ha un giro armonico e un ritornello che non ti molla proprio più…

È il segreto di un disco tanto ricco di citazioni quanto capace di suonare incredibilmente fresco: «Ormai non mi accorgo più – spiega l’artista nato a Saginaw, nel Michigan, ventisei anni fa – perché è vero che ho ascoltato e ascolto parecchia musica, ma credo di aver elaborato uno stile mio. Lo definirei ’Slop & Soul’ che vuol dire che la mia musica scorre a seconda dei momenti: può essere funky e non solo. Ha poi un altro significato, è vero che spesso mi ispiro ad altri artisti ma lo faccio usando un suono e un approccio che loro non hanno».

Prima di realizzare l’ album di debutto, Curtis ha collaborato con il cantante e chitarrista dei Black Lips, Cole Alexander in una band chiamata Night Sun. Un gruppo di garage punk che suona in maniera molto diversa da quanto realizzato poi in Soul Power…: «Mah, a dire il vero io non credo ci sia proprio questo terribile contrasto. Tu hai appena definito Soul power come un florilegio di stili e in qualche modo trovo contenga anche questi elementi».

Un’adolescenza sempre nel segno della canzone, lunghi tour al fianco della madre Dorothy, una grande cantante gospel: «Ammetto che non è stato semplice perché quando sei bambino vorresti fare anche altre cose, e non sempre trovavo questi spostamente divertenti… Però crescendo ho iniziato ad apprezzare quelle esperienze e in qualche modo ne ho fatto tesoro…».

In Heaven’s siamo in pieno climax disco music. Sono lontani gli anni del «disco sucks», quando pile di album di artisti disco venivano bruciati o messi all’indice. E i quattro Grammy assegnati lo scorso anno a Random acces memories dei Daft Punk, un omaggio e a quegli anni, suonano come una riabilitazione totale…. Cosa pensi di quel sound?: «Tutto il bene possibile, amo la disco e d’altronde Soul Power è un estensione di tutte quelle cose che io amo intorno al pianeta musica. E spero di poter scrivere in futuro altre canzoni così».

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