Cupezza e vitalità tra i fogli Brunelli
Morassi era un uomo dalla cortesia impeccabile: nato a Gorizia quando era ancora una città austriaca, aveva studiato nella Vienna imperiale con Max Dvorák. Detto così sembra che si racconti una favola ma tutto torna alla realtà se si ricorda che un suo contemporaneo, Alcide De Gasperi, del Trentino austriaco, fu deputato a Vienna prima di diventare capo del governo italiano nell’ultimo dopoguerra.
Era un gran piacere ascoltare Morassi quando mi parlava dei pittori veneziani da lui amati e in uno di quegli incontri mi donò un suo volume, Disegni antichi della Collezione Rasini in Milano, pubblicato nell’anno della mia nascita.
Destino ha voluto che io conosca da vari anni Marco Brunelli, che oggi possiede buona parte di quella collezione. Con mio gran dispiacere però il libro donatomi da Morassi è scomparso dalla mia biblioteca, inspiegabilmente. Lo viene a sostituire un nuovo volume che tratta della collezione Brunelli – pur non essendo fra quelli che credono nel vecchio detto chiodo scaccia chiodo, la pubblicazione è eccellente: Cento disegni dalla Collezione della Fondazione Marco Brunelli (Ugo Bozzi Editore, pp. 300, 150 immagini a colori, s.i.p.).
Il presente volume è frutto del lavoro meticoloso di Cristiana Romalli che ha scelto cento tra i fogli della collezione, compresi alcuni di quelli che erano già nella raccolta Rasini.
Forse il più bel disegno è un acquisto recente, del 2013 a Prato: uno sconvolgente foglio di Mantegna, parte di un taccuino di cui altri elementi sono nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e nel British Museum. Si tratta di immagini struggenti relative al compianto sul Cristo morto, di una forza metallica grandiosa nonostante le ridotte dimensioni del foglio.
Fu Sir Kenneth Clark ad attribuire quello Tosio Martinengo a Mantegna togliendolo nel 1930 dal corpus di Giovanni Bellini, come hanno fatto tutti gli studiosi dopo di lui. Le vicinanze fra quei due artisti sono state sempre discusse nonostante si tratti in ambedue i casi di individualità geniali.
Se i disegni del Mantegna riflettono il carattere cupo, la tragicità della morte, il Giovane nudo del Guercino sembra quasi scoppiare nel grande foglio in cui è a mala pena contenuta la sua vitalità sessuale: due immagini contrapposte dell’umanità. È questo un magistrale disegno degli anni giovanili del pittore emiliano, quando risiedeva ancora a Cento, la sua città natale, dove gestiva un’accademia del nudo, un’epoca in cui paradossalmente mi è sempre apparso molto meno «accademico» di quanto lo sarà anni più tardi (così si presenta ad esempio in due opere, una nella Fondazione Brunelli stessa e un’altra a Windsor Castle, riprodotte alle pagine 110 e 111 del presente volume).
Le cento opere qui illustrate includono, come dicevamo prima, una parte consistente della collezione del Conte Rasini, patrigno dell’attuale proprietario, e molte altre acquistate col gusto di Marco Brunelli. Cristiana Romalli, che li ha catalogati con scrupolo e poesia, per molti anni è stata allieva del grande conoscitore Philip Pouncey, attivo prima al British Museum e poi alla Sotheby’s – ed è bene qui ricordare come le grandi case d’asta inglesi e americane siano insieme a pochi istituti pubblici alla guida internazionale degli studi storico-artistici della grafica. Il gusto di Brunelli è, come quello di Rasini, del tutto internazionale e non si limita, come questo intero libro dimostra, a una scelta più ristretta, racchiusa in un ambito regionale come accade spesso ai collezionisti italiani, ma include esempi importanti dei Tiepolo e di altri veneziani, di francesi come Fragonard e Ingres, e di pittori moderni come Cézanne, Picasso, Balthus.
Il foglio di Ingres risale al 1816 e fa parte di quel folto gruppo di opere a matita studiate da Hans Naef (Die Bildniszeichnungen von Ingres, Berna, 1977-’80, cinque volumi) eseguiti dal pittore nei durissimi anni di povertà seguiti alla caduta di Napoleone, quando sopravvisse grazie ai ritratti a matita con cui effigiava i turisti, soprattutto inglesi, che visitavano Roma. Quello di proprietà Brunelli raffigura un fanciullo, John William Montagu, Visconte Hinchingbrooke, che diverrà l’ottavo Earl of Sandwich. Ingres concede la stessa attenzione sia al piccolo lord che al suo cane da caccia, che fissa inquieto qualche preda innocente in lontananza.
Altri fogli che non sono studiati in queste pagine troveranno posto in un prossimo volume; un altro tomo ancora – è previsto – tratterà dei dipinti, e infine uno degli oggetti d’arte. Il tutto, unito alla magnifica residenza completata da un giardino nel centro di Milano, costituirà una delle più sorprendenti aggiunte al patrimonio artistico degli italiani.
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