LA PRIMA VIENE dalla miseria ed è stata costretta a sposare un uomo violento e molto più grande di lei. La seconda, istruita e benestante, si muove seguendo le orme della sorella, miliziana della formazione tutta femminile, uccisa da un cecchino di Daesh. Entrambe vogliono fuggire dal loro villaggio di origine e raggiungere Kobane, simbolo di resistenza e speranza, bastione della resistenza curda. Siamo nel Rojava, una striscia di terra «liberata» dove finalmente le due amiche riescono a realizzare il loro sogno, scappare e andare nella base delle coraggiose soldatesse dell’YPG, passione e determinazione sotto il mitra, la tuta mimetica e il foulard nei capelli. Lì in quanto minorenni le due teenager non possono partecipare alle battaglie e ai rastrellamenti casa per casa contro i barbuti neri del Califfato e possono solo riordinare, pulire e cucinare al loro fianco.
SULLO SFONDO dei colpi di mortaio dell’artiglieria, Delal e Aniya dovranno fare i conti col passato in una vicenda intricata con travestimenti e stratagemmi per poter decidere della loro esistenza, per poter vivere autonomamente senza essere per forza l’ombra di un uomo (di un padre, di un fratello, di un marito) in una zona di confine dove le tradizioni, la violenza e la povertà obbligano le giovani generazioni, e in particolare le donne discriminate, a cercare un futuro migliore all’estero.