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Ctm, immersione nel festival performativo

Ctm, immersione nel festival performativo

Musica Si svolge ogni anno fra fine gennaio e inizi febbraio la kermesse berlinese nata oltre 20 anni fa all'interno della Berlinale

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 23 febbraio 2020

Il CTM Festival è una manifestazione dedicata alle nuove tecnologie ed alle loro applicazione in ambito musicale e performativo nata oltre 20 anni fa all’interno della Berlinale Film Festival e poi nel corso degli anni divenuta rassegna a sé stante è ormai (insieme ad Unsound di Cracovia e Le Guess Who ad Utrecht) una delle più prestigiose e consolidate in Europa. Si svolge nei dieci giorni fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio e raduna una numerosa( circa 200 !) ed eclettica comunita’ di musicisti , artisti ,pubblico ,addetti ai lavori da tutti i continenti incrementando ogni anno di piu’ le sue credenziali di rassegna anticipatrice , indagando nuova linfa vitale creativa dall’Africa , Asia centrale , Medio ed Estremo Oriente ,Sud America , oltre che da Europa e Stati Uniti . La caratteristiche principale del CTM forse è proprio quella di anticipare i tempi ,anche in questo ambito cosi specifico ,nella ricerca della commistione fra musica elettronica , le sue innumerevoli varianti e tradizioni musicali extra-europee .

IL CONCERTO dell’ Ensemble Basiani, coro Georgiano da Tbilisi di otto elementi, all’interno del leggendario quanto infernale Berghain da questo punto di vista è stato uno dei momenti più intensi, con un pubblico punk, ultra-punk, ultra post-punk, ultra-tutto in totale estasi seguendo le mistiche evoluzioni vocali del Basiani immerse in una elettronica dal sapore medio-orientale gestita dai computers di Beste Aydin aka Nene H, musicista e DJ di origine turche e studi al conservatorio di Smirne. Medesimo discorso per il concerto (nello storico Schmutz primo club transgender legalmente inaugurato a Berlino negli anni 90 ed ora dedito ad una programmazione musicale eterodossa ) del virtuoso tastierista siriano Riaz Said che nei ritmi ipnotici ed indiavolati delle Dabke, danze di gruppo diffuse in tutta l’area mediorientale, coinvolge ed ammalia con una musica commovente per intenzionale ingenuità e sofisticata struttura ritmica. Sempre allo Schwuz si sono alternati una parata di artisti trasgressivi come i paulisti Teto Preto con una performance estrema che smonta tutti i clichè della musica brasiliana, le americane del Tennessee Bbymutha della potente voce di Brittnee Moore con testi tutti incentrati sulla difficile e diffusissima condizione delle giovani madri single afroamericane .Andy Stott dalla catena di montaggio h 24 della Mercedes a Manchester alla scintillante,calda dub-techno di un alba berlinese.

TUTTI GLI ARTISTI arrivati dall’Uganda dell’etichetta Nyege-Nyege Tapes creata a Kampala nel 2013 e di cui già con Nihiloxica si erano sentite meraviglie al CTM un paio di anni fa , sono pure rivelazioni in Europa : parliamo di Don Zilla imprevedibile nel mescolare poliritmie tradizionali del centro Africa con l’elettronica più evoluta , Nakimbe Xylophone Troupe , sei straordinari suonatori di Balafon impegnati in due live memorabili di cui uno con gli indonesiani Gabber Modus Operandi, Hibotep giovane ed acclamata DJ ugandese. Naturalmente c ‘è poi la partecipazione massiccia di musicisti europei ed americani: attesissima la violoncellista e compositrice islandese Hildur Gudnadottir,vincitrice del Grammy 2019 per la colonna sonora originale della serie tv Chernobyl ( che ha presentato in questa sede ) due serate sold-out da mesi.

LA LABEL Instant Classic con i polacchi BNNT ed il loro nuovo Middle West ha presentato il concerto a piu’ elevato tasso di drammaticità con un live voce (Jasmina Polak), chitarra (un razzo Tomawak! ) e batteria dedicato alla guerra nella ex-Jugoslavia vista dagli occhi di una bambina di 9 anni che ascolta la sua città letteralmente disintegrarsi : straordinari nella loro intesità, sorta di Lighting Bolt al rallentatore ,dilatati. Da Bristol James Ginzburg e Paul Purgas cioè Emptyset ,duo con un set tutt’altro che vuoto: suoni stratosferici , lamine di metallo , sciabolate di suono. Squarepusher nome storico dell’elettronica inglese ,con la sua dinamica sonora sempre up-to-date immerso in un light-show futurista, Robert Henke il piu’ ironico di tutti , “travestito” da travet anni ’70 ,completo in doppio petto beige puro stile ispettore Derreck con un live suonato e processato da 8 PC restaurati , datati 1980 ,molto “Computer Love” di kraftwerkiana memoria. Ancora al Berghain set micidile di Xin ,misteriosa artista berlinese collaboratrice di Holly Herdon , autrice di una performance psichedelica ipercinetica ai confini della realtà.

IL NOSTRO Andrea Belfi all’ HAU 2 (Hebbel am Ufer), teatro dedito tutta la stagione ad una programmazione teatrale e musicale d ‘avanguardia, ha suonato Strata il suo nuovo bellissimo disco dedicato alla musica Gnawa. All’ HAU 1 ,altro storico teatro di Hallesch Tor, Dorine Mokha (Lumbubashi 1989) coreografo e ballerino congolese ha presentato un oratorio per 11 musicisti, un danzatore ed una voce: Hercules of Lubumbashi intorno alle drammatiche condizione di lavoro dei minatori/schiavi che lavorano all’estrazione di cobalto nel suo paese ,suggerendo quanto siano connesse le condizioni di lavoro, l’economia di mercato, il nostro benessere tecnologico e l’arte. Arrivava dalla Norvegia Deathprod (Helge Stein membro stabile dei Supersilent) con “Occulting Disk”un vero monolite acustico e dalla Danimarca Jakob Kirkegard ha rivelato una opera-monstre di 4 ore Opus Mors all’interno dello spazio Silent Green Betonhalle a Wedding dove all’ingresso era proiettata una bella scritta a caratteri cubitali: ANTIFASCIST .Il Festsaal Kreuzberg ha dato spazio al nuovo jazz britannico col concerto del quartetto del pianista Kamaal Williams .

AL RADYALSYSTEM di Sasha Waltz si è svolta invece una performance dedicata, in qualche misura obbligatoriamente visto lo spazio , alle coreografie di Louis Demers & Bill Vorn con una danza robotica, non solo metaforicamente ,eseguita da decine di volontari scelti fra il pubblico,Tetsuo ex Shinya Tsukamoto si sarebbe volentieri unito alle danze. Altro spazio affascinante di cui il CTM quest’anno si è appropiato è stata la Serra Tropicale del Giardino Botanico con You Will Go Away One Day, but I will not una installazione dell’artista brasiliana Maria Theresa Alvez (già co- fondatrice nel 1986 del Green Party brasiliano e che lavora da molti anni su tematiche ecologiche con opere site-specific) in collaborazione con la musicista colombiana, residente a Berlino, Lucrecia Dalt una delle artiste piu’ amate del festival. Dare uno sguardo al sito del CTM 2020 rivelerà altre decine di artisti di cui sentiremo parlare molto in futuro. Ancora una volta il CTM ha fatto centro con idee , musicisti ed un pubblico consapevole ed aperto a sfidare le frontiere ,a resistere all’omologazione di qualsiasi ordine e grado.

 

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