Csu invoca nuove drastiche misure anti-terrorismo
Germania L’allarme nella notte di capodanno nel cuore di Monaco ha riacceso la Csu che invoca nuove drastiche misure anti-terrorismo. I democristiani bavaresi non mollano sul fronte dei migranti. Anzi, si […]
Germania L’allarme nella notte di capodanno nel cuore di Monaco ha riacceso la Csu che invoca nuove drastiche misure anti-terrorismo. I democristiani bavaresi non mollano sul fronte dei migranti. Anzi, si […]
L’allarme nella notte di capodanno nel cuore di Monaco ha riacceso la Csu che invoca nuove drastiche misure anti-terrorismo. I democristiani bavaresi non mollano sul fronte dei migranti. Anzi, si ostinano a «bilanciare» la linea adottata da Angela Merkel nell’ultimo congresso della Cdu, come nella coalizione di governo con la Spd.
L’agenzia Deutsche Presse-Agentur anticipa le precise richieste della Baviera: ritiro del passaporto a chi, con doppia nazionalità, risulta essere stato un foreign fighter; braccialetto elettronico costante ai condannati per reati di terrorismo; controllo dei social network e, soprattutto, sequestro del denaro in grado di alimentare cellule terroristiche. Un documento politico, prima ancora che un vero disegno di legge. Messo a punto nelle scorse settimane e destinato alla conferenza della Csu convocata per la prossima settimana.
È di nuovo scontro fra la cancelliera che in televisione difende il «modello europeo» d’integrazione adottato da Berlino e il presidente del partito bavarese Horst Seehofer che invece tuona: «Senza limitare il numero dei rifugiati non risolveremo il problema in un modo che la gente consideri ragionevole, umano e intelligente». Di qui l’inasprimento delle leggi anti-terrorismo, sulla scia per altro di quanto Francois Holland ha già deciso nella Francia «in guerra con l’Isis»: lo stato d’emergenza scompagina garanzie, consuetudini e la stessa costituzione repubblicana.
Il giro di vite in Germania invocato dalla Csu è alimentato dal Bundesnachrichtendienst, perché l’attività di intelligence stima fra gli 82 milioni di tedeschi oltre un migliaio di «potenziali sostenitori del Califfato», con 430 di loro già segnalati per aver commesso gravi reati. Scenario che combacia con Monaco in stato d’assedio la sera del 31 dicembre: chiusa la stazione centrale e quella di Pasing, con i festeggiamenti di Capodanno smorzati in gola a causa dell’allarme kamikaze. Il rischio di attentato era stato segnalato da Parigi e dalla Cia, secondo la ricostruzione della tv pubblica Bayerischer Rundfunk. Un’informativa più attendibile e circostanziata di quelle che da settimane sono vagliate dal Bnd. È scattata comunque la caccia ai sette irakeni residenti in città, mentre ieri sono arrivati altri 200 poliziotti a presidiare il centro di Monaco. E il portavoce della polizia bavarese Sven Mueller conferma che il profilo dei sospetti potenziali attentatori include «nomi comuni arabi», anche se potrebbero rivelarsi falsi. La minaccia terroristica, però, non è più «imminente».
L’atmosfera in Germania, del resto, sembra diversa dal calendario. Non solo per Pegida che continua a marciare in piazza a Dresda all’insegna della lotta all’«invasione» islamica. A Plauen, cittadina di 68 mila abitanti in Sassonia, la domenica pomeriggio il tradizionale mercatino di Natale attira migliaia di persone: We Are Germany è la manifestazione con lo stesso copione usato alla vigilia del crollo del muro. Tocca a Hilmar Brademann, l’imbianchino che organizza il carnevale locale, entusiasmare la folla: «Non voglio che Plauen si trasformi in un’altra Berlino-Kreuzberg, dove si vedono le donne velate o addirittura il burqa». La soluzione? Semplice: immediata espulsione.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento