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Csm, i «messaggi» di Lotti nel risiko delle procure

Csm, i «messaggi» di Lotti nel risiko delle procure

Caso Palamara Nelle carte della Cassazione le conversazioni della riunione con il pm capitolino e quattro togati

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 14 giugno 2019

Il caso Palamara rischia di trascinare nel caos il Consiglio superiore della magistratura. In queste settimane di tensione il presidente Mattarella ha avuto continui contatti con il vertici di palazzo dei Marescialli e con il ministro della giustizia Bonafede. E ieri il Quirinale ha indetto le elezioni suppletive per la sostituzione dei consiglieri dimissionari, per «voltare pagina» e restituire alla magistratura «l’indipendenza e il prestigio che le note vicende hanno incrinato». Niente scioglimento, perché questa soluzione, si spiega, contrasterebbe con la necessità di cambiare le procedure elettorali.

LE NOTE VICENDE sono l’inchiesta partita dalle indagini sul pm capitolino Luca Palamara. «Però qualche messaggio gli va dato forte»: è il parlamentare Pd Luca Lotti a parlare durante la riunione del 9 maggio. Con lui ci sono il magistrato in aspettativa e collega dem alla Camera Cosimo Ferri (leader ombra di Magistratura indipendente), il pm romano di Unicost Luca Palamara (indagato a Perugia per corruzione) e 4 togati in forza al Csm. Il destinatario del «messaggio» è il vicepresidente del Csm, David Ermini. Pure lui renziano come Lotti, non avrebbe risposto alle sollecitazioni nel modo che il gruppo si attendeva. Le intercettazioni sono contenute nell’atto con cui il pg della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato l’azione disciplinare a carico di 5 consiglieri del Csm.

Alla riunione notturna erano presenti i togati Gianluigi Morlini (che ha lasciato Unicost) e tre di Mi: Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli. Cartoni si lamenta: «Ho problemi con Ermini, ci ho litigato». E rivolto a Lotti: «Digli qualcosa, io ho un ottimo rapporto però ti fa proprio innervosire». E ancora: «Sentito che è successo oggi?». Cosa sia successo è coperto da omissis ma Lotti risponde: «Questo non va bene però» e poi conclude «mica me l’avevate detto questo».

I MAGISTRATI LUCA SPINA (accusato dai pm umbri di favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio), Morlini e ieri Lepre si sono dimessi dal Csm, i due restanti sono autosospesi. Lepre si è difeso: «Respingo ogni accostamento ad attività illecite o trame occulte. Sono fatti occasionali, ancorché inopportuni». Nelle telefonate preparatorie, Palamara spiega a Ferri: «E ma Lepre… l’importante che Lepre segue, su tutto». Per il pg Fuzio non ci sarebbe stata nessuna «casualità» nella riunione: appare di «cristallina evidenza la preventiva e sicura consapevolezza da parte di tutti i consiglieri della presenza di Lotti, oltre che del dottor Palamara e del dottor Ferri che ne erano i promotori».

L’ossessione erano le nomine alla procura di Roma. Palamara aspirava a diventare aggiunto mentre i pm capitolini hanno chiesto per Lotti il rinvio a giudizio per favoreggiamento nel caso Consip. Il gruppo puntava su Marcello Viola. Andava bloccata l’elezione a capo di Francesco Lo Voi (troppo vicino all’uscente Giuseppe Pignatone) ma anche del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che aveva fatto arrestare i genitori di Renzi per bancarotta. I pm umbri sospettano che per indebolire Pignatone e il suo aggiunto Paolo Ielo, il pm di Roma Stefano Fava avesse depositato alla procura di Perugia un dossier sui rispettivi fratelli dei due magistrati, che avevano avuto consulenze con gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, indagati a Roma. Un metodo simile, «strategia di danneggiamento», sarebbe stato architettato per mettere in scacco Creazzo, con un esposto che lo tirava in ballo in inchieste sulla Sanità.

«SI VIRA SU VIOLA, sì ragazzi» dice Lotti. Morlini spiega: «Noi contattiamo Creazzo e gli diciamo: Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare. Ci sono 5 voti nostri e magari un laico. Ma tu qua perdi, che fai?». E uno dei consiglieri a Lotti: «Noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile». Palamara ha la soluzione: «Se lo mandi a Reggio Calabria liberi Firenze». Lotti: «Se quello di Reggio va a Torino, è evidente che questo posto è libero. E quando lui capisce che non c è più posto per Roma, fa domanda…». Palamara sa che con l’esposto hanno un’arma: «Gli va messa paura con l’altra storia. Liberi Firenze, no?». E Ferri: «Se va lo schema Viola noi poi dobbiamo avere il nome per Perugia e vedere quando inizia la storia degli aggiunti».

FONTI «VICINE A LOTTI» hanno provato a minimizzare: «Quindi è il deputato più potente della storia che, senza commettere reato, obbliga i membri del Csm a scegliere un procuratore a lui gradito?». In mattinata Lotti si era difeso sui social minacciando querele: «In un dopo cena ho espresso le mie opinioni: parole in libertà, non minacce o costrizioni». Ma Fuzio scrive: «Si è determinato l’oggettivo risultato che un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti».

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