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Csm, Giorgis: «Un buon testo, ma possiamo migliorarlo»

Csm, Giorgis: «Un buon testo, ma possiamo migliorarlo»Il sottosegretario alla giustizia Andrea Giorgis – LaPresse

Giustizia Il sottosegretario Pd: «La maggioranza ha convenuto un atteggiamento permeabile alle osservazioni critiche, siamo aperti alle valutazioni delle forze politiche come della magistratura, avvocatura e accademia». Prescrizione, «ora tocca alla durata ragionevole dei processi, c’è un impegno dei 5 Stelle»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 agosto 2020

«È un buon testo, contiene molte innovazioni positive. Scelte nette ma anche equilibrate. In una materia così delicata l’equilibrio è un elemento indispensabile per arrivare a riforme capaci di durare nel tempo». Così il sottosegretario alla giustizia Andrea Giorgis, Pd, presenta il testo di legge su ordinamento giudiziario e Csm licenziato ieri sera dal Consiglio dei ministri dopo oltre tre mesi di elaborazione nella maggioranza.
Giorgis, non c’è il sorteggio per la selezione dei togati, ma è invece previsto per la composizione delle liste elettorali e per la scelta dei componenti delle due commissioni chiave del Consiglio. È un feticcio al quale i 5 Stelle non potevano rinunciare?
Il sorteggio è previsto solo per la presentazione della candidature, non sostituisce il meccanismo elettorale. È un aspetto marginale, direi residuale. Invece il sorteggio per solo una parte delle commissioni del Csm è successivo, avviene tra coloro che sono stati già eletti. Si tratta di soluzioni completamente diverse da quelle proposte all’inizio che riguardavano tout court la selezione della componente togata del Consiglio. In ogni caso su questo, anche su questo, ascolteremo le valutazioni delle forze politiche e degli esperti.
Significa che non è un testo blindato?
Esatto, il governo ha espressamente convenuto di ascoltare, con atteggiamento permeabile, quanto emergerà dall’iter parlamentare e dal confronto con le diverse competenze ed esperienze giuridiche della magistratura, dell’avvocatura e dell’accademia.
Il sistema elettorale in effetti è parecchio articolato ma non sembra in grado di garantire pluralismo e pari rappresentatività di genere.
È una parte della riforma che dovremo analizzare con particolare attenzione. Il rischio di comprimere troppo il pluralismo e l’equilibrio tra i generi va scongiurato. Ascolteremo e approfondiremo in parlamento.
Avete alzato un muro tra la partecipazione dei magistrati alla vita politica e il loro ritorno nelle funzioni. Sicuri che sia rispettata la Costituzione?
Non abbiamo previsto divieti assoluti. Il magistrato può esercitare come tutti i cittadini i fondamentali diritti politici compreso quello di candidarsi. Ma è stata avvertita l’esigenza di garantire maggiormente l’imparzialità e la terzietà delle funzioni giurisdizionali. Anche nella loro apparenza, oltre che nella sostanza. Il nostro è un punto di equilibrio tra quelli possibili, ma anche su questo ci confronteremo.
Dopo solo un anno di mandato il magistrato eletto non potrà tornare nella giurisdizione e finirà obbligatoriamente in un ruolo non ben definito, parcheggiato al ministero. Non è un po’ troppo?
Abbiamo previsto un termine che sarà oggetto di approfondimento. In ogni caso non c’è alcun «parcheggio», i magistrati saranno comunque chiamati a svolgere funzioni importanti e di rilievo.
Perché avete sfilato al Csm la nomina dei magistrati segretari e dell’ufficio studi?
Si tratta di magistrati che hanno ruolo importantissimo nell’istruttoria dei fascicoli. Attualmente vengono selezionati anche sulla base degli equilibri tra le componenti del Consiglio, d’ora in poi saranno scelti per concorsi aperti anche a professori e avvocati. Significa che le istruttorie per le decisioni delicate, ad esempio le nomine, verranno fatte da un organo indipendente, più oggettivo e più capace di ridurre l’influenza delle correnti.
Questo perché le correnti sono individuate come l’origine del problema. Lo pensa anche lei?
No, il pluralismo culturale e associativo dei magistrati è naturale e va preservato. L’obiettivo della riforma non è negare il pluralismo ma contrastarne le degenerazioni correntizie.
Sono previsti criteri di priorità nella trattazione degli affari e un «programma» anche per gli uffici penali. Che fine fa l’obbligatorietà dell’azione penale?
Non viene superata, ma direi che viene meglio disciplinata nel solco delle esperienze virtuose di alcune procure della Repubblica con l’obiettivo di ridurre la cosiddetta «discrezionalità occulta».
Fino a qualche mese fa il Pd litigava con i 5 Stelle sulla prescrizione. Poi siete stati voi a chiedere di accelerare sul Csm. Che fine ha fatto la preoccupazione per i processi eterni?
Questo testo alla fine ha raccolto molte delle nostre sollecitazioni. Ma a partire dalle prossime settimane, con ancora più insistenza e determinazione, il Pd si adopererà perché la riforma del processo penale incardinata alla camera proceda speditamente. E, come si era convenuto nella maggioranza, bisognerà trovare il modo di garantire che il processo abbia in ogni caso una durata ragionevole.

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