Crotone, il consiglio comunale approva mozione omofoba
La maggioranza vota quasi all'unanimità Il documento contro il ddl Zan è dall’unica consigliera leghista
La maggioranza vota quasi all'unanimità Il documento contro il ddl Zan è dall’unica consigliera leghista
Esulta l’onorevole Simone Pillon (Lega): «Espugnata la Stalingrado del sud. La Lega è riuscita a portare un comune politicamente ostile sulle nostre posizioni». Quel che è successo a Crotone, due sere fa, ha dell’incredibile. Una mozione presentata dall’unica consigliera della Lega contro il disegno di legge Zan sulla violenza e la discriminazione per motivi legati alla transomofobia, alla misoginia e alla disabilità, passa con il voto quasi unanime della maggioranza, l’astensione del sindaco Enzo Voce e del candidato sindaco dem.
A Crotone due mesi fa, contro la destra classica, ha prevalso una strana alleanza di gruppi populisti, un grillismo d’antan, tra missini riciclati, reduci dell’estrema destra rimessi a lustro, no vax, complottisti in ordine sparso, no mask, ex forconi e qualche “verde” che pensava, invano, di riflettere un po’ di luce di sinistra in questa marmellata. Il risultato politico è sinistro, un autogol imbarazzante a due mesi dalle regionali. Voce è del movimento di Carlo Tansi, l’ex capo della prociv regionale a cui persino il Pd guarda con interesse per le prossime elezioni del 14 febbraio.
La mozione è un concentrato di tesi oscurantiste, uno sguaiato attacco alla famiglia «non tradizionale», quella gay ma anche alla coppia di fatto etero. Il ddl Zan reprimerebbe il dissenso, sarebbe «liberticida», porterebbe a condannare «le manifestazioni di adesione alla vita di coppia e al sacramento del matrimonio centrati sul binomio uomo-donna». E, dulcis in fundo, costituirebbe «un indottrinamento progender di giovani e bambini».
Crotone è il primo municipio in Italia che con atti formali assume posizioni omofobe. Il presidente reggente della Calabria Nino Spirlì (Lega) si dice entusiasta del pronunciamento del comune pitagorico. D’altronde, sono le sue posizioni retrive ad aver ispirato la mozione crotonese. Interpellato dal manifesto, Luciano Lopopolo, presidente nazionale dell’Arcigay, è sbalordito. «Non ci potevo credere quando me l’hanno riferito. Una città dalle consolidate tradizioni democratiche che arriva a sposare queste tesi è sorprendente. Comunque io credo che chi le propone non abbia proprio letto il testo. Il ddl non fa altro che allargare tutele già esistenti. Ad esempio la legge Mancino Reale è una legge vigente e il ddl Zan non fa altro che estenderne il dispositivo ad altri soggetti. La verità- continua Lopopolo- è che alla base di questa campagna leghista vi è un furore ideologico e aprioristico». Il presidente Arcigay non lesina critiche alla sinistra e alle forze progressiste «a cui pure appartengo. Tuttavia che a favore della mozione leghista si siano pronunciati esponenti del cosiddetto civismo progressista dimostra che il rapporto con questo mondo non deve mai darsi per scontato. I diritti civili sono la cartina di tornasole delle forze di progresso. Spero che la mozione venga ritirata. Arcigay con le sue strutture territoriali è in campo con questo obiettivo».
Contro la mozione si muove un ampio fronte cittadino. Il network Liberi per Crotone, Arci, Legacoop, sindacati, sono pronti alla mobilitazione. «C’è la necessità, specialmente in un momento così drammatico, di costruire una comunità solidale, che si prende cura dei più fragili, che accoglie invece che respingere con azioni che fomentano odio- commenta Filippo Sestito, animatore della sinistra crotonese- Per questo abbiamo indetto un sit-in il 7 dicembre in piazza della Resistenza. Per dire che questo consiglio comunale non ci rappresenta e per chiedere una seduta straordinaria. In cui si presenti e si voti una mozione opposta a quella medievale approvata il 2 dicembre».
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