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Cronache dalla deriva verso destra che rischia di inghiottire l’Europa

Cronache dalla deriva verso destra che rischia di inghiottire l’EuropaMarine Le Pen

Indagini «Nel continente nero», l’inchiesta di Francesco Cancellato, per Rizzoli. Nel suo viaggio alla scoperta di ciò che si potrebbe definire come una sorta di «fascismo della porta accanto», banalizzato e reso fruibile presso l’opinione pubblica, l’autore fa tappa nella Francia di Marine Le Pen, nella Spagna di Vox, nella Polonia dei nazionalcattolici, nella Svezia che appare ormai immemore della propria tradizione socialdemocratica e pronta a seguire le sirene degli xenofobi, nella Germania dell’Afd come nell’Ungheria di Orbán, forse il simbolo più evidente di come la barbarie possa farsi governo nel cuore dell’Europa democratica

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 5 marzo 2024

L’annuncio di un pericolo che per molti versi si è già tradotto in realtà, ma che, ciononostante, per il solo fatto di essere evocato può ancora produrre delle reazioni salutari, se non un risveglio delle coscienze, perlomeno un estremo gesto di resistenza.

NON È UN COMPITO GRATO quello cui ha scelto di adempiere Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, nel tracciare la mappa della deriva verso destra che sta conoscendo da tempo l’Europa con il suo nuovo libro, Nel continente nero, appena pubblicato da Rizzoli (pp. 312, euro 17,50). Se lo sguardo è ovviamente rivolto in modo prioritario alle elezioni per il parlamento della Ue che si svolgeranno nei 27 Stati membri tra il 6 e il 9 giugno, il senso dell’indagine non è tanto quello di definire il profilo della minaccia incombente, ma di comprendere come si sia potuti giungere a tale situazione, vale a dire al rischio che la destra e soprattutto l’estrema destra diventino decisive e le loro idee vincolanti per gli assetti futuri della politica continentale.

Dopo aver messo in luce come fin dalla fine degli anni 90, in particolare con l’affermazione del partito liberalnazionale di Haider in Austria – ma si potrebbe dire lo stesso della coalizione delle «destre plurali» portata al governo da Berlusconi in Italia già nel ’94 – che aveva dischiuso le porte del potere ad una forza radicale, erede più o meno diretta degli sconfitti del ’45, Cancellato evidenzia come i 25 anni nel frattempo trascorsi abbiamo contribuito a banalizzare tali esiti un tempo impensabili.

SPESSO CONSIDERATI «anti-sistema», partiti e movimenti riconducibili alla «nuova destra», termine che con tutta evidenza non risolve il loro contraddittorio rapporto con il passato, come illustrato su tutti dal caso di Fratelli d’Italia, sono ormai entrati a far parte dell’establishment o, in ogni caso, di più di un esecutivo. Nel continente nero definisce un itinerario preciso per esaminare da vicino, sulla scorta di un lavoro di inchiesta condotto sul campo come di un confronto con studiosi e ricercatori di diversi Paesi, i dettagli del fenomeno.

Nel suo viaggio alla scoperta di ciò che si potrebbe definire come una sorta di «fascismo della porta accanto», banalizzato e reso fruibile presso l’opinione pubblica, Cancellato fa tappa nella Francia di Marine Le Pen, nella Spagna di Vox, nella Polonia dei nazionalcattolici, nella Svezia che appare ormai immemore della propria tradizione socialdemocratica e pronta a seguire le sirene degli xenofobi, nella Germania dell’Afd come nell’Ungheria di Orbán, forse il simbolo più evidente di come la barbarie possa farsi governo nel cuore dell’Europa democratica.

Inutile forse aggiungere come all’inizio e alla fine di questo percorso si incontri la realtà italiana, qual vasto laboratorio sociale e culturale dove nello spazio di meno di un trentennio le avanguardie del populismo di destra si sono trasformate nell’incarnazione del post-fascismo e del sovranismo reale.

LA STRATEGIA MUTA a seconda dei casi nazionali – si passa dall’alleanza con un mondo conservatore-liberale in crisi di identità al tentativo di far implodere il vecchio quadro politico imponendosi come fautori di una nuova ricomposizione -, ma i temi e le retoriche evocate tracciano un orizzonte in qualche modo coerente. Si tratti dell’accento ossessivamente posto sull’identità nazionale, l’islamofobia o l’allarme anti-immigrati, l’idiosincrasia per i diritti civili e quella per i media indipendenti, il negazionismo climatico e il nazionalismo tout court, è evidente come tali forze definiscano se non una vera e propria ideologia una comune visione delle cose in grado di rendere inoffensive anche le incoerenze più stridenti.

Perché, come sottolinea Cancellato, «una battaglia culturale, prima ancora che politica, ha già avuto luogo, e la destra ha già vinto, o perlomeno sta già vincendo» proprio per questa capacità di imporre le proprie idee specie in una stagione dominata dalla crisi a vari livelli. Averne però consapevolezza, conclude l’autore di Nel continente nero, significa riflettere sulla necessità di opporre «una mobilitazione della società civile in un fronte ampio», come accaduto di recente in Spagna e Polonia dove le destre sono state sconfitte, per far sì che questa egemonia non si saldi a livello europeo. E si possa iniziare di nuovo a pensare all’Europa prima di tutto come a uno spazio di libertà.

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