Accettati dalla procura ad aprile i 30 milioni di risarcimento per il patteggiamento, niente poteva tenere dentro il processo per il crollo del ponte di Genova la società Autostrade per l’Italia.

Ieri è arrivata la conferma. Il tribunale di Genova ha accolto le istanze degli avvocati di Aspi e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e le ha escluse come responsabili civili.

Così per il crollo del ponte Morandi, il viadotto della A10 collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone in caso di condanna degli ex manager e dipendenti, saranno i singoli imputati a pagare i risarcimenti nel processo penale.

Discorso a parte per i risarcimenti civili, sempre possibili contro Aspi e Spea. E perfino contro la famiglia Benetton.

La decisione, con parere favorevole della procura e dei pm, ha lasciato comunque «amareggiati» i familiari delle vittime, come sottolineato da Egle Possetti, portavoce del Comitato ricordo vittime del ponte. Il collegio ha accolto le richieste degli avvocati a cui si erano associati anche i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno. «I due enti – è la sintesi del ragionamento dei magistrati – non hanno partecipato agli incidenti probatori in veste di responsabili civili».

Alla fine del processo, dunque, in caso di condanne saranno i singoli imputati a dovere risarcire. E però già nel 2020 Banca d’Italia aveva segnalato alla procura un trasferimento di soldi dall’Italia all’estero da parte dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci e altri ex dirigenti. Operazioni lecite e senza alcun risvolto penale.

«Siamo amareggiati non tanto per i risarcimenti ma da un punto di vista di immagine: sembra che in Italia ci sia un accanimento solo sulle vittime, tra riti abbreviati e patteggiamenti. La cosa grave è che la norma ti permetta di sfuggire, di lasciare il processo – ha detto Possetti -. Dovrebbe esserci una norma ad hoc per la gestione delle parti, per avere una tutela particolare».

A processo ci sono 59 persone tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, ex ed attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria. Secondo l’accusa tutti sapevano delle condizioni del ponte ma non sarebbero state fatte le manutenzioni per risparmiare.

Nei prossimi giorni finiranno le discussioni sull’ammissione delle oltre 600 parti civili. Numeri che avevano destato non poca preoccupazione nella procura per il derivante allungamento dei tempi.

Intanto nelle prossime settimane la procura chiuderà le indagini per l’inchiesta sull’incuria delle infrastrutture che vede coinvolte 56 persone.