Cultura

Crescono export e vendite di copie, soffrono le biblioteche scolastiche

Crescono export e vendite di copie, soffrono le biblioteche scolastiche

In fiera A «Più libri più liberi», tra gli stand della Nuvola di Fuksas l'editoria tira le fila del settore

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 3 dicembre 2019

A un giorno dall’apertura di Più libri più liberi (4-8 dicembre), la fiera nazionale della piccola e media editoria prende posto dentro la Nuvola di Fuksas all’Eur e, intanto, gli operatori del settore tirano le fila. Il 2019 non è stato un annus horribilis. Anzi: secondo il dossier preparato da Nielsen per l’Aie (associazione italiana editori), che verrà presentato proprio domani, le vendite di libri – esclusi quelli scolastici e universitari – registrano una crescita del 3,7, per un valore di più di un miliardo di euro (1,131).

PUÒ SFOGGIARE un numero in positivo anche l’export dei diritti: la produzione europea è in buona salute, e pure quella italiana. I titoli tradotti all’estero (o in coedizione) sono saliti – in questo primo ventennio del Duemila – da 1800 a 8569. Dati che saranno al centro di un incontro sui «tanti volti dell’export» il prossimo venerdì (sala Aldus, ore 10.30).

Il rafforzamento della vendita di diritti di autori italiani a case editrici straniere non rimargina però le ferite della vera cicatrice ancora aperta nel nostro paese: la situazione emergenziale in cui versano le biblioteche scolastiche. Il 5 dicembre (ore 11,30) verrà discussa la nuova indagine dell’Aie (in collaborazione con Miur, Cepell, Centro per il libro e la lettura e Aib, Associazione italiana biblioteche) che fotografa la realtà, dopo la rilevazione di otto anni fa.

Il primo dato sconfortante riguarda la spesa per studente per il funzionamento della biblioteca di istituto: è scesa a 1,13 rispetto al già esiguo 1,56 del 2011. E se neanche dieci anni fa l’89% delle scuole potevano usufruire di una «sala di lettura» per tutti, oggi gli edifici che ne hanno una sono l’85%. Non sono state sufficienti strategie di lettura condivisa, progetti esterni né tentativi di rilancio del luogo in sé.

L’EMORRAGIA DI FONDI è lenta e inesorabile e indica chiaramente in quale direzione muoversi nel vicino futuro: è necessario invertire la marcia, sull’onda di una volontà politica che non sia penalizzante, ma in grado di spendere e spendersi per la cultura.

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