Crepuscolo nero. Da nord a sud è fuga di massa da Forza Nuova
Neofascismi Dall'Emilia Romagna alla Lombardia, dal Trentino Alto Adige al Veneto, dalla Liguria alla Toscana e, via via, fino a Campania e Puglia, un numero crescente di militanti, decine di sezioni, interi gruppi regionali hanno comunicato di aver deciso di abbandonare il movimento criticando la gestione di Roberto Fiore
Neofascismi Dall'Emilia Romagna alla Lombardia, dal Trentino Alto Adige al Veneto, dalla Liguria alla Toscana e, via via, fino a Campania e Puglia, un numero crescente di militanti, decine di sezioni, interi gruppi regionali hanno comunicato di aver deciso di abbandonare il movimento criticando la gestione di Roberto Fiore
L’ultima provocazione era arrivata solo pochi giorni fa, il 25 aprile, quando i neofascisti avevano messo in atto un goffo tentativo di appropriarsi della ricorrenza per trasformarla nella giornata della «liberazione dal lockdown». Ora però a fare notizia non è l’ennesima trovata propagandistica di Forza Nuova, bensì la grave crisi interna esplosa negli ultimi giorni in seno al gruppo.
DALL’EMILIA ROMAGNA alla Lombardia, dal Trentino Alto Adige al Veneto, dalla Liguria alla Toscana e, via via, fino a Campania e Puglia, un numero crescente di militanti, decine di sezioni, interi gruppi regionali hanno comunicato di aver deciso di abbandonare il movimento. «Sono venuti meno i presupposti per continuare la lotta inquadrati nella struttura guidata da Roberto Fiore», si legge in una nota condivisa e diffusa da tutti gli ex forzanovisti che punta il dito verso la leadership. «Abbiamo preso questa dolorosa decisione – prosegue infatti il testo – nel momento in cui le scelte del segretario nazionale e di alcuni alti dirigenti, nei fatti, non possono più considerarsi coerenti con i valori fondanti di Fn».
Questa «scissione di massa», anche se i numeri complessivi – visto che la crisi di Forza Nuova è già in atto da tempo – non dovrebbero superare il centinaio di militanti, non prefigura però un rompete le righe, quanto piuttosto una riaggregazione dall’esito per il momento ancora non valutabile. Per il momento gli «scissionisti» hanno lanciato una nuova sigla, la «Rete delle comunità forzanoviste».
Pur annunciando «espulsioni per indegnità» nei confronti di chi ha scelto di andarsene, il leader di Fn Roberto Fiore ostenta dal canto suo serenità, spiegando di aver convocato «il congresso» del gruppo per il 18 luglio e dicendosi convinto che «coloro che hanno gettato la spugna saranno sostituiti da centinaia di nuovi militanti». Toni che si vorrebbero rassicuranti, ma che celano in realtà le gravi difficoltà che questa parte del neofascismo italiano attraversa da tempo, anche per la concorrenza esercitata da Casa Pound. C’è però anche dell’altro.
FIN DA QUANDO nel 1997 l’ex Terza Posizione Fiore diede vita, accanto all’ex Nar Massimo Morsello, a Forza Nuova, quasi un «movimento-personale» dove leadership politica, controllo delle risorse economiche e dell’organigramma interno coincidono nella persona di Fiore, a più riprese quadri di primo piano e interi gruppi locali hanno abbandonato ciclicamente il gruppo sbattendo la porta e lamentando proprio i metodi e le scelte del «vertice».
Considerazioni alle quali negli ultimi tempi sembrano essersi aggiunti i malumori nei confronti del nucleo romano di Fn, guidato da Giuliano Castellino, sospettato di truffa al sistema sanitario nazionale e di possesso di droga, accusa dalla quale è stato però assolto. Altri elementi di divisione tra i militanti derivano da quanto emerso dalle inchieste giornalistiche sui molti soldi che circolano dentro e intorno a Fn. Da quella di Report sull’uso dei fondi da parte dei vertici romani e nazionali del movimento a quella dell’Espresso che ha ricostruito la rete economica messa in piedi fuori dai confini nazionali da Fiore e per la quale quest’ultimo aveva querelato il settimanale per diffamazione: querela che è stata però archiviata.
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