L’ultimo concerto alla Casa del Jazz il pianista Craig Taborn l’aveva tenuto il 4 marzo 2020, sulla soglia dell’esplosione della pandemia. “Dopo – ha detto il jazzista nello stesso luogo, durante il recital del 15 febbraio scorso – sono stato per due anni a casa. Sono molto felice di essere di nuovo qui”. Felice e numerosissimo è il pubblico che sta affollando la Casa del Jazz in serate (11-15 febbraio) di valore: Roots Magic, il pianista Greg Burk in quintetto (ha presentato il nuovo Cd Simple Joys), il duo con l’altosax Tim Berne ed il pianista Matt Mitchell (appena uscito il loro “Spiders”; sono la spina dorsale degli Snakeoil) e, infine, Craig Taborn (musicista internazionale dell’anno per “Musica Jazz”, alle spalle di James Brandon Lewis).

IN PIANO SOLO, il jazzista è ormai una punta di diamante della scena contemporanea, al vertice di una carriera iniziata nel ’95 (con James Carter) e passata attraverso esperienze di varia formazione: dalla Note Factory di Roscoe Mitchell all’ensemble dell’artista tecno Carl Craig. In effetti Taborn si è molto occupato di tastiere, programmazione, sampling e sperimentazione timbrica; tutto questo suo “ricercare” confluisce nel piano solo, come dimostra Shadow Plays (Ecm), inciso a Vienna durante il tour del 2020. In una musica dall’estrema densità, Craig Taborn dal vivo utilizza sequenze reiterate, arpeggi di disegno minimalista ma dalla travolgente e “tayloriana” energia, brusche escursioni timbriche capaci di transitare dal registro più grave e martellante ai suoni “celestiali” del registro acuto, in “disegni sonori” che evocano il koto giapponese. I suoi brani sono sempre imprevedibili e stratigrafici (sovente poliritmici), un’avventura per chi suona e per chi ascolta in cui lezioni come quelle di Thelonious Monk e Cecil Taylor si uniscono a numerose altre “radici” per generare un proprio, originalissimo, tensivo, emozionante percorso. Taborn ha presentato suoi brani ed una destrutturata But Not For Me.

ALTRETTANTO originale è la musica del quartetto Roots Magic (Alberto Popolla ed Errico De Fabritiis, ance; Gianfranco Tedeschi, contrabbasso; Fabrizio Spera, batteria) che a Roma ha presentato, prima nazionale, la versione allargata con Eugenio Colombo (sax soprano, flauto) e Francesco Lo Cascio (vibrafono). Roots Magic sestetto ha debuttato nell’agosto 2021 alla rassegna “Jazz em Agosto” di Lisbona e i brani eseguiti alla Casa del Jazz – con un criterio antologico rispetto ai due Cd editi per la Cleanfeed – sono stati appositamente arrangiati per sfruttare le trame timbrico-ritmiche del vibrafono e il soprano come terzo fiato (al flauto Colombo ha regalato ispiratissimi assolo). Roots Magic mantiene intatta la sua vocazione a rileggere e ad attualizzare il blues, pescando in quello più ancestrale e remoto (Geeshie Wiley, Skip James, Charley Patton) come nella “new wave” dei decenni ‘60 e ‘70 (Marion Brown, Kalaparusha Ken McIntyre). Il brillante collettivo romano crea una musica spesso poliritmica e polifonica, capace di generare una fortissima tensione sonoro-emotiva, musica in cui tutti sono parte di un lavoro di squadra che esalta il “suono” dei singoli in una dimensione comunitaria. Concerto sold-out, quasi liberatorio, per un pubblico entusiasta e partecipe.