Crack in borsa, la Fed al centro delle polemiche: «Non vede la recessione»
Il tonfo Tanti indiziati e un'unica responsabile per il tornado che sta attraversando le borse in questi giorni: la Federal Reserve e le politiche monetarie seguite dalle altre banche centrali. Non ha visto l'inflazione nel 2021, ora non vede che le sue politiche stanno mandando in tilt l'economia, a cominciare dal lavoro
Il tonfo Tanti indiziati e un'unica responsabile per il tornado che sta attraversando le borse in questi giorni: la Federal Reserve e le politiche monetarie seguite dalle altre banche centrali. Non ha visto l'inflazione nel 2021, ora non vede che le sue politiche stanno mandando in tilt l'economia, a cominciare dal lavoro
Il terremoto è iniziato alla borsa di Tokyo venerdì e ha travolto quella di Wall Street. Ieri l’indice tecnologico Nasdaq ha aperto in ribasso del 6,3%, estendendo il calo del 2,43%, mentre l’indice S&P 500 che rappresenta le maggiori società statunitensi è sceso del 4,1%. L’onda tellurica ha poi raggiunto le borse europee. Ieri Milano è stata la peggiore con una perdita del 2,3%.
La ricostruzione delle origini del panico finanziario è sempre complessa.
Ieri sono stati individuati due fattori concomitanti. Il primo è di natura finanziaria e monetaria, il secondo è legato alla situazione del mercato del lavoro americano. Il tonfo dell’indice Nikkei a Tokyo (-12,4%), mai più visto dopo il -14,9% registrato nel «Black Monday» del 1987, è stato accompagnato dalla decisione della banca centrale del Giappone di portare il costo del denaro allo 0,25%, al massimo dal 2008. Questa decisione avrebbe creato il panico.
Negli Usa si è rafforzata l’impressione che la bolla dell’intelligenza artificiale stia scoppiando. L a grande azienda di microprocessori Nvidia ieri è scesa di un altro 14%. Apple ha continuato la sua discesa (-7,3%) dopo che Warren Buffett ha venduto metà delle sue azioni (50 miliardi di dollari) per motivi fiscali. Ieri il titolo è calato del 7,3%.
Sul banco degli imputati c’è la Federal Reserve, la banca centrale Usa, e la sua politica di aumento dei tassi di interesse. Venerdì scorso la pubblicazione dei dati sull’occupazione hanno mostrato un forte aumento della disoccupazione: +4,3%. I nuovi posti di lavoro sono 114 mila, inferiori a quelli registrati a giugno (179 mila). Il dato sembrerebbe un segnale atteso dalla Fed per iniziare a tagliare i tassi. Ma così non è ancora.
Ora la Fed è accusata di aver aspettato troppo a lungo per agire. Non ha visto l’inflazione nel 2021, e ha atteso un anno per alzare i tassi. Ora non vede quella che a molti sembra una «recessione» e mantiene alto il costo del denaro.
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