Covid, risale la curva lombarda in attesa dei dati della fase 2
Codice rosso Ieri 369 nuove vittime, il 56% in più rispetto a martedì. Gran parte in Lombardia, dove è risalito anche il numero dei contagi
Codice rosso Ieri 369 nuove vittime, il 56% in più rispetto a martedì. Gran parte in Lombardia, dove è risalito anche il numero dei contagi
Sono state registrate 369 vittime di Covid-19 nelle ultime 24 ore in Italia, il 56% in più di martedì.
Stavolta non si tratta, com’era avvenuto ai primi di maggio, di dati inseriti in ritardo. L’aumento è quasi interamente localizzato in Lombardia, dove si contano 222 decessi, più del doppio dei 95 di martedì. Il conto delle vittime sale a 29684, anche se l’Istat e l’Iss hanno dimostrato nei giorni scorsi che la cifra va realisticamente moltiplicata per 2.
Il numero-record di tamponi effettuati in Lombardia (oltre 14 mila) ha fatto scoprire anche 764 nuovi casi nella regione, cioè oltre il 50% in più del giorno precedente e la metà di tutti i casi scoperti in Italia. Continua il calo dei ricoverati in terapia intensiva scesi a 1333, cioè circa un quarto dei letti disponibili a livello nazionale. In Lombardia però i pazienti Covid-19 in rianimazione sono ancora 480, il 60% circa dei posti letto nella regione.
L’aumento non è imputabile all’avvio della fase 2. Tra il contagio e i sintomi trascorrono in media 6 giorni e bisogna attenderne altri 8 (secondo i dati dell’ISS) prima di avere un tampone. Quindi solo fra due settimane sapremo dalla protezione civile se il contagio ha ripreso vigore. A giudicare dal basso numero di infrazioni rilevate, la ripartenza è stata piuttosto disciplinata.
Ma l’aumento della mobilità è un rischio da non sottovalutare secondo uno studio dell’Imperial College di Londra coordinato da Ilaria Dorigatti, Neil Ferguson e Samir Bhatt. «In assenza di ulteriori interventi», scrivono i ricercatori «anche un ritorno del 20% ai livelli di mobilità pre-quarantena potrebbe causare un aumento dei decessi molto maggiore di quanto si sia verificato nell’attuale ondata, in diverse regioni».
La fosca previsione si basa sulla forte correlazione tra il calo della mobilità (certificato dai dati di Google) e quello dell’indice di trasmissibilità R0 durante il lockdown. Se questa correlazione sarà mantenuta anche durante la fase due, all’aumento degli spostamenti potrebbe corrispondere un aumento della trasmissione del contagio, e quindi delle vittime. Se la mobilità si riavvicinasse del 20% al valore pre-quarantena, i ricercatori stimano 3700 nuove vittime entro la fine di giugno.
Se si arrivasse al 40%, comunque lontano dalla normalità, le vittime in più sarebbero 18 mila. Veneto, Piemonte e Lazio sono le regioni più a rischio.
Lo scenario è preoccupante ma gli stessi autori ammettono che «le stime possono essere considerate pessimistiche» perché non tengono conto di altri provvedimenti che verranno messi in atto, come «l’analisi virologica su larga scala, il tracciamento di contatti e il distanziamento sociale. I nostri risultati suggeriscono che sia la trasmissione che la mobilità dovranno venire monitorate da vicino nelle settimane e nei mesi a venire», concludono gli autori.
Dalla comunità scientifica arrivano anche buone notizie. La rivista Science ha pubblicato i risultati di una sperimentazione animale di un vaccino messo a punto dalla società farmaceutica cinese SinoVac su cui pende già una richiesta di brevetto internazionale.
Il vaccino consiste in un virus inattivato, cioè reso innocuo dopo un trattamento con il beta-propiolattone, un liquido sterilizzante. Il virus inattivato genera la risposta immunitaria stimolando la produzione di anticorpi ma non danneggia le cellule. Il vaccino è stato sperimentato con successo nei topi e nei macachi, risultati protetti da una successiva infezione con il virus Sars-Covid-2. I primi test su umani potrebbero iniziare entro l’anno.
Oltre all’efficacia del vaccino, i ricercatori hanno anche verificato che il virus inattivato non provoca, almeno negli animali, il cosiddetto «potenziamento dipendente dagli anticorpi», o Ade. A causa delle frequenti mutazioni dei virus, gli anticorpi sviluppati contro un virus o un vaccino inattivato possono paradossalmente facilitare la successiva infezione da parte di un virus simile, magari un ceppo diverso dello stesso virus.
I coronavirus sono particolarmente soggetti all’Ade, come testimoniano i ricercatori che hanno lavorato allo sviluppo di un vaccino contro la Sars. Sarà uno dei principali problemi da risolvere anche per quelli che stanno cercando un vaccino per il Covid-19.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento