«Non ci sono stime certe sul numero di partecipate da tagliare perchè non tutti gli amministratori hanno risposto ai questionari inviati; non sappiamo se le risposte pervenute siano corretto e bisogna anche tenere conto del livello di partecipazione diretta o indiretta». Le partecipate ufficialmente censite dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che ieri ha tenuto una conferenza stampa al ministero dell’Economia, sono al momento 7.726 (al 31 dicembre 2012). La cifra è il risultato di un’analisi condotta da Cottarelli e dalla sua squadra sulla banca dati del Mef.

La consultazione di altri data base ha spinto ieri Cottarelli a sostenere che «le partecipate potrebbero raggiungere anche quota diecimila, in ogni caso si tratta di cifre troppo alte che non fanno differenza in termini di politica economica». Cottarelli si attiene al mandato conferitogli dal presidente del consiglio Renzi e dal ministro dell’Economia Padoan: ridurre a mille questi enti. Perchè mille? Lo spiega ancora Cottarelli: «Quello italiano è un numero otto volte superiore a quello della Francia, dove il pubblico ha il suo peso, che conta circa un migliaio di partecipate». In assenza di un censimento attendibile, Cottarelli ha insistito: «Non è essenziale avere il numero preciso. Sappiamo che sono troppe».

Il «piano di risparmi» prospettato è pari a «2-3 miliardi di euro in 3-4 anni», 500 milioni nel 2015 quando «sarebbe possibile chiuderne da mille a 2 mila se ci si muove con energia». Nelle previsioni di Cottarelli c’è un taglio di 300 milioni degli stipendi degli amministratori (nelle partecipate sono state contate 37 mila cariche per 26.500 amministratori); 600 milioni arriverebbero dall’eliminazione delle perdire delle società dismesse; 2-300 milioni dal risanamento delle imprese in perdita e dai minori costi sui contratti di servizio spesso più alti di quelli di mercato. Cottarelli ha indicato anche dove rivolgere le forbici: si parla di 3 mila imprese con meno di 6 dipendenti.

Circa la metà sono partecipate dai comuni dove, sostiene Cottarelli, i membri dei Cda sono superiori agli stessi dipendenti (sei, in media). Di queste, 1300 hanno un fatturato inferiore a 100 mila euro. Le società partecipate interamente pubbliche sono solo il 20% di quelle censite, il 28% sono a maggioranza pubblica, più della metà è a maggioranza privata. Poi ci sono le «micropartecipazioni»: 1400 partecipate dove la quota del pubblico è inferiore al 5%, 1900 il 10%, 2500 è il 20%.
La vaghezza sull’entità dei tagli e la forbice del periodo temporale durante il quale dovrebbero essere realizzati rivelano la difficoltà di orientarsi in questi intrecci.

«Non sta ai tecnici, ma alla politica decidere» ha ribadito Cottarelli, respingendo ogni domanda sui dissidi con Renzi che lo avrebbero portato quasi alle dimissioni. Il tentativo in cui è impegnato oggi è stato già tentato a partire dalla finanziaria 2008 dal governo Berlusconi, ma senza risultati significativi. Da gennaio 2008 sono state costituite almeno 1264 nuove partecipate (il 16% di quelle esistenti).

Il rapporto di Cottarelli descrive in maniera più attendibile delle campagne «anticasta» la ragione di questa crescita: gli enti locali hanno usato le partecipate per «aggirare i vincoli del patto di stabilità interno, quelli sul debito e le assunzioni di personale». Vale a dire i principi dell’austerità applicate al settore pubblico quando l’«austerità» ancora non c’era ma con Tremonti si è iniziato a parlare di «spending review». Oggi le politiche economiche «austere» non lo permettono più e si pensa a «controlli e sanzioni» per gli amministratori che non lo assecondano. Per quanto riguarda le regioni, per Cottarelli «la questione è delicata». C’è di mezzo il titolo V della Costituzione. Un modo per evitare lo scontro con il governo sarebbe «un accordo politico perchè è nel loro interesse avere maggiore efficienza» ha detto Cottarelli.

«Sull’occupazione bisogna evitare soluzioni traumatiche – ha aggiunto – Si può pensare alla mobilità nei vari settori, oppure a internalizzare il personale mediante concorsi, dove possibile favorire l’assorbimento nel privato magari con contratti di ricollocazione». Come nel rapporto, anche ieri Cottarelli non ha indicato una lista delle partecipate da tagliare. Si è limitato a prospettare un aumento degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale e una lotta contro i «portoghesi» che non pagano i biglietti. Inizialmente inserito nel pacchetto «Sblocca Italia», il taglio delle partecipate finirà nella legge di stabilità, com’era stato inizialmente previsto. In attesa che il governo decida cosa tagliare.