Cota 905, «i corridoi della morte»
Venezuela Le bande paramilitari uccidono Elizabeth Aguilera, nota dirigente comunitaria
Venezuela Le bande paramilitari uccidono Elizabeth Aguilera, nota dirigente comunitaria
Cota 905. Il nome della strada che collega alcuni quartieri ultraperiferici di Caracas – La Vega, El Paraiso, El Cementerio e Santa Rosalia nel Municipio Libertador – è tristemente noto per l’alto numero di omicidi, sequestri e scontri fra bande che sconquassano il Venezuela con sempre maggior frequenza. Lì è stata uccisa Elizabeth Aguilera, nota dirigente sociale, leader della Unidad de Batalla Bolivar-Chavez (Ubch) della Cota 905. Un commando le ha sparato al volto e poi ha bruciato il cadavere, per sfregio e per ritardarne l’identificazione.
Ne ha dato notizia il deputato venezuelano Freddy Bernal, che dirige il Centro di controllo dei Clap, i Comitati di rifornimento e produzione con cui il chavismo cerca di disinnescare il sabotaggio economico consegnando i prodotti basici casa per casa: «Era una rivoluzionaria, la sua unica colpa è stata quella di credere in una società di uguali», ha detto Bernal, promettendo «mano dura contro il paramilitarismo. Basta con gli omicidi mirati», ha aggiunto. Elizabeth è l’ultima vittima delle Bande criminali paramilitarizzate (Bcp), che occupano i quartieri popolari a fini destabilizzanti. Le Bcp – la cui potenza di fuoco e direttamente proporzionale a quella economica – sono un elemento fondamentale della “guerra asimmetrica” imposta al socialismo bolivariano.
Il paramilitarismo, infatti, non agisce solo alla frontiera con la Colombia, ma soprattutto nella capitale. Le mafie controllano il contrabbando di prodotti sussidiati, quello del dollaro parallelo, compiono sequestri e estorsioni, muovono il traffico di droga, di armi, il sicariato e i sequestri-lampo. Hanno una struttura simile a quella delle organizzazioni private del commercio e dell’industria che comprende vigilantes, esattori, segretarie, e sindacati. E hanno cominciato a “proporsi” come agenti della sicurezza in vasti settori popolari. Seminano il terrore e ottengono un duplice effetto: squalificare l’azione dello Stato bolivariano, facendolo apparire incapace di tutelare i propri cittadini, e al contempo suscitarne la reazione militare, per confermare così la presunta natura repressiva del chavismo. Una trappola che rischia di stritolare i progetti di cambiamento a lungo termine basati sulla prevenzione, su cui scommette il socialismo bolivariano.
Le Bcp svolgono un lavoro territoriale a tutto campo, che ha i propri terminali politici, dentro e fuori il paese. Il loro intento è quello di consolidare “corridoi della morte” in piena Caracas, “zone liberate” sul modello delle Maras centroamericane: che servono – ha denunciato di recente anche il governo salvadoregno – a fini politici destabilizzanti.
In base alle confessioni dei delincuenti catturati, alle indagini e alle inchieste giornalistiche, si è potuto ricostruire la portata del piano destabilizzante, che prevede la presa violenta del potere in una grande porzione di territorio: un vero e proprio governo de facto che controlla la vita quotidiana degli abitanti e che va dall’occupazione delle case popolari, al controllo della distribuzione di alimenti e alcolici. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine, che da un anno hanno lanciato l’operazione Olp (Operazione per la liberazione del popolo), e hanno ottenuto risultati importanti, sono stati scoperti molti depositi clandestini, con tonnellate di alimenti e farmaci accaparrati e tolti dal mercato ordinario per provocare la “penuria” di cui si pasciono i grandi media internazionali.
Un funzionamento simile a quello delle cosiddette cellule “Convivir”, che hanno messo radici negli anni ’90 nella città colombiana di Medellin. Un vero e proprio esercito parallelo, che recluta giovani con la prospettiva del guadagno facile: per effetto della “guerra economica” che fa schizzare i prezzi secondo il ghiribizzo dei commercianti, un cellulare equivale a diversi mesi di salario…
L’alto livello di organizzazione di queste strutture mafiose è indicato dalle apparecchiature ritrovate dopo l’irruzione della polizia. Le Bcp hanno accesso alle ultime tecnologie civili e militari per quel che riguarda le telecomunicazioni, posseggono droni di perlustrazione e servizi satellitari forniti dall’impresa Movistar, l’unica che non collabora con le forze di sicurezza dello Stato bolivariano, e che consente di collegarsi con l’estero senza passare per il nodo di telecomunicazioni venezuelano della statale Cantv.
Secondo i rapporti di polizia, per criptare i propri messaggi i paramilitari usano sistemi di comunicazione in uso alle agenzie di sicurezza governative e militari. Fondamentale è anche l’uso delle reti sociali, per captare possibili vittime ma anche per veicolare i propri messaggi politici. Ha fatto così uno dei capi banda della Cota 905, detto El Picure, recentemente abbattuto dopo uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza bolivariane. Prima delle elezioni parlamentari del 6 dicembre, vinte dall’opposizione, El Picure aveva espresso appoggio e “protezione” alle destre e minacciato il presidente Maduro. Il suo nome figura tra le migliaia di firme false raccolte per il referendum revocatorio contro il presidente, che le destre stanno portando avanti. Quando El Picure è stato abbattuto, le Bcp hanno scatenato in suo omaggio un nutrito volume di fuoco in tutta la Cota 905.
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