L’Umanesimo italiano è stato letto, da Benedetto Croce e Francesco De Sanctis, ma anche da Burckhardt, come un’esperienza circoscritta in ambito artistico-letterario. Mentre la filosofia primo-novecentesca, da Giovanni Gentile e Ugo Spirito, a Erminio Troilo, fino a Cassirer, lo ha sistematicamente ridotto a praefatio di successivi sistemi filosofici: idealistici, positivistici o neokantiani. In ogni caso, dunque, si sarebbe trattato di una pagina «vuota» di teoria propria, «senza filosofia». Contro questa incomprensione reagisce adesso Massimo Cacciari con La Mente inquieta. Saggio sull’umanesimo (pp.116, euro 18), dato alle stampe per la casa editrice Einaudi. INCOLMABILE è allora la distanza con quella grande...