«Così ripuliremo il fiume da plastica e altri rifiuti»
Intervista L’Ue ha finanziato con 700 mila euro un progetto di ripulitura delle acque. Intervista al presidente di Legambiente Piemonte Fabio Dovana
Intervista L’Ue ha finanziato con 700 mila euro un progetto di ripulitura delle acque. Intervista al presidente di Legambiente Piemonte Fabio Dovana
Il Po ha bisogno di noi. Discariche a cielo aperto, sponde cementificate, sversamenti. È così che spesso si presenta ai nostri occhi il grande fiume, risorsa ineguagliabile e insostituibile, ma maltrattata. Merita di meglio, molto meglio. È per questo che è nato VisPo – Volunteer Initiative for a Sustainable Po, il progetto che per tre anni vedrà coinvolti 230 giovani volontari in azioni di pulizia e valorizzazione delle sponde del Po e dei suoi affluenti in territorio piemontese. È promosso da Legambiente Piemonte-Valle d’Aosta, di cui Fabio Dovana è presidente, in collaborazione con Arpa Piemonte e l’ungherese European Research Institute.
Dovana, com’è nato il progetto VisPo?
Quella dei fiumi, dal problema siccità alle eccessive captazioni, è una tematica cara a noi di Legambiente. La piena del Po di due anni fa ha lasciato in eredità una marea di rifiuti e di plastica sui rami degli alberi, in quelle settimane siamo stati contattati da tanti cittadini che volevano organizzarsi per pulire. Lì ci è venuta voglia di sviluppare un discorso più strutturato sulla pulizia del Po. Abbiamo, così, deciso di partecipare a un bando europeo Life che per la prima volta si intrecciava con le attività del recente Corpo di solidarietà europeo. Il bando è stato finanziato dall’Ue con oltre 700 mila euro in tre anni.
A chi si rivolge e quali obiettivi si pone?
Prevede attività di volontariato per 230 ragazze e ragazzi tra i 18 e i 30 anni che vivono in Piemonte (o nelle vicinanze), sulle sponde del Po piemontese e dei suoi affluenti, una fascia di età che difficilmente riuscivamo ad attrarre nelle nostre iniziative. A questo si aggiunge un progetto pilota per 20 volontari ungheresi, che saranno gestiti dall’European Research Institute in Ungheria sul Danubio. Si tratta di un’idea semplice e ambiziosa: costruire un corpo di volontari, formati e strutturati, per la durata di tre anni. Siamo a buon punto con il reclutamento e ci si può ancora iscrivere andando su www.bevispo.eu.
Le iniziative sono già iniziate. Per esempio, in canoa sul Po.
La pulizia può essere anche piacevole. Una ventina di volontari hanno partecipato a un corso gratuito di canoa e nei giorni scorsi sono riusciti a pulire il fiume pagaiando a pelo d’acqua. Oltre alle iniziative di pulizia, VisPo prevede attività di monitoraggio, sensibilizzazione, promozione, formazione ed educazione ambientale e sportiva. Gli interventi sul campo saranno divisi tra dodici gruppi, i volontari costruiranno i percorsi sul territorio insieme ai circoli. L’obiettivo futuro è allargare il progetto VisPo a tutta l’asta del Po.
Qual è lo stato di salute del fiume Po?
A Torino c’è la percezione di un fiume intoccabile, insalubre, la situazione è invece di gran lunga migliore rispetto a quello che si pensi, fortunatamente ci sono i depuratori. Problemi, comunque, ne restano. L’Ispra registra l’aumento di alcuni pesticidi nelle acque e dobbiamo monitorare i periodi di secca che si sono ripetuti negli ultimi anni e che mettono a rischio gli ecosistemi, colpa della siccità ma anche delle eccessive captazioni di cui non è solo responsabile l’agricoltura ma anche l’introduzione di nuove centraline idroelettriche. Sarebbe sempre importante lasciare il deflusso minimo vitale per la sopravvivenza dell’ecosistema nel tratto di fiume dove si preleva l’acqua.
Domenica 8 luglio sarà il giorno del Big Jump, vi tufferete in acqua anche a Torino. Di cosa si tratta?
È il tuffo collettivo simultaneo in tutti i fiumi d’Europa. È una campagna nata nel 2005 da European Rivers Network in seguito alla direttiva sul «buono stato ecologico» delle acque che si sarebbe dovuto raggiungere, per tutti i corsi d’acqua, nel 2015. Così non è stato, a livello italiano è stato raggiunto solo dal 43% dei fiumi. È una situazione simile a quella di altri Paesi europei; ecco perché il raggiungimento del traguardo è stato rimandato a un periodo che va dal 2021 al 2027.
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