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Cosenza, la Procura è pronta a sgomberare le case occupate

Cosenza Le occupazioni che stanno per essere cancellate sono quelle narrate nel film Dove bisogna stare di Daniele Gaglianone, elogiate dal rapporto «Fuori campo 2018» di Medici Senza Frontiere per la capacità di recuperare il patrimonio immobiliare dismesso, produrre servizi autonomi in tema di scolarizzazione ed integrazione sociale dei migranti

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 3 marzo 2019

Motori delle camionette accesi e manganelli lubrificati. Si prepara lo sgombero delle case occupate a Cosenza. Sia l’edificio di via Savoia, di proprietà dell’Aterp ed in precedenza abbandonato da anni, sia l’ex hotel Centrale, in amministrazione giudiziaria a seguito di un’intricata vicenda che ha interessato la proprietà, stanno per ricevere la visita del famigerato reparto «celere» di Vibo.

ORMAI È UNA QUESTIONE DI ORE: la locale procura della Repubblica, capeggiata da Mario Spagnuolo, ha deciso di liberare gli edifici situati nel centro della città, abitati da 102 cittadini italiani e migranti, molti dei quali donne e bambini. Il tribunale che ha ordinato l’azione di forza è lo stesso finito poche settimane fa sotto la lente d’ingrandimento della procura di Salerno che indagherebbe alcuni magistrati cosentini per i reati di corruzione.

Le occupazioni che stanno per essere cancellate sono quelle narrate nel film Dove bisogna stare di Daniele Gaglianone, elogiate dal rapporto «Fuori campo 2018» di Medici Senza Frontiere per la capacità di recuperare il patrimonio immobiliare dismesso, produrre servizi autonomi in tema di scolarizzazione ed integrazione sociale dei migranti.

INTENSA E SPASMODICA la campagna lanciata nelle ultime settimane dal comitato Prendocasa, promotore di queste e di altre occupazioni ad uso abitativo a Cosenza. Sit-in e presidi sono serviti a ottenere un nuovo tavolo di trattativa, ma fonti vicine alle forze dell’ordine rivelano che ormai la decisione è stata presa. Molte delle persone che saranno sgomberate saranno «parcheggiate» in qualche struttura caritatevole, mentre le altre dovranno arrangiarsi. Restano inascoltati i pubblici appelli solidali a sostegno del comitato e degli occupanti, firmati da docenti, operatori sociali, associazioni cattoliche di base e persino vicini di casa delle occupazioni.

INCONSISTENTI LE MEDIAZIONI attuate dalla Regione e dal comune di Cosenza. La prima, che sin dall’inizio non ha brillato nell’affrontare le innumerevoli questioni sociali che tormentano la Calabria, l’amministrazione comunale aveva invece assunto la responsabilità di inserire le famiglie in una soluzione di «emergenza abitativa» e provvedere provvisoriamente a sostenerne i costi degli affitti.

MA IN QUESTI MESI nulla è stato fatto: non sono stati individuati gli appartamenti in cui ricollocare le persone che stanno per essere sgomberate. Lo stesso sindaco, il forzista Mario Occhiuto, che pure in anni passati aveva gestito in modo ragionevole e concertativo altre situazioni analoghe, nelle ultime ore – incattivito dagli attacchi subiti in occasione delle inchieste giudiziarie che di recente lo hanno coinvolto, desideroso di attrarre le simpatie dell’elettorato xenofobo- ha sfogato sui social tutta la sua collera nei confronti degli occupanti, definendoli «alleati dei peggiori delinquenti e terroristi, mercenari» con un riferimento all’aberrante inchiesta su Prendocasa, aperta poche settimane fa dalla procura di Cosenza, che nei confronti del comitato ipotizza addirittura il reato di «associazione a delinquere».

Un’ipotesi che ha suscitato l’indignazione di cosentine e cosentini e molti soggetti politici, parte dei quali in dissenso con le lotte di Prendocasa, ma convinti dell’assoluta onestà morale e materiale dei suoi attivisti.

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