«Se vuoi provare a capire Corviale, vale la pena di percorrere via Poggio Verde fino al bar Bombardieri, davanti alle fermate degli autobus. Lungo quella strada, Corviale si svela con i suoi lotti, con i suoi abitanti al di fuori delle abitazioni a parlare tra loro, con il suo modo di essere». Così Giancarlo Savino e Giulio Ceraldi, che assieme a Consuelo Chierici e Stefano De Santis formano il gruppo Virus Art dedito all’arte contemporanea sperimentale, presentano il quartiere dove dal 2010 sono presenti con uno «spazio-laboratorio» gratuito ed aperto a chiunque e rintracciabile al centro del «Serpentone», il soprannome del grande complesso di edilizia popolare situato nel quadrante sud ovest di Roma.

Il collettivo di artisti visuali nato nel 1984 a Napoli, ha sede in via Marino Mazzacurati 89 nel cuore di Corviale, dove attraverso pittura, scultura, disegno ed arti visive lavora a stretto contatto con la popolazione residente, organizzando e gestendo eventi e progetti di arte pubblica, oltre a corsi destinati alla scuola secondaria di primo e secondo grado. I quattro saranno presenti come autori della scenografia della terza edizione del festival «Al cuore della canzone», rassegna dedicata al valore della parola espressa in forma di poesia e musica che andrà in scena dal 14 al 18 settembre presso il Giardino del centro polivalente Nicoletta Campanella, area limitrofa agli spazi espositivi del Virus Art. La kermesse ideata e diretta da Luigi Cinque e Jonathan Giustini, è solo l’ultima in ordine di apparizione di una serie di eventi culturali che insistendo da tempo sul territorio, hanno contribuito a un miglioramento della qualità della vita dalle parti del Serpentone. Significativa in tal senso, la realizzazione lo scorso giugno di «Mondo in Periferia», festival di giornalismo estero, negli stessi luoghi di «Al cuore della canzone».

Ambedue le manifestazioni fanno parte di una lunga schiera di proposte culturali che da quasi venti anni, ognuna con le sue peculiarità, tentano di invertire la rotta al Corviale. Cercando di smontare la pessima nomea che dagli anni ottanta in poi, avviluppa in un involucro asfissiante i circa novecentosessanta metri di lunghezza dell’abitato e le persone che ci vivono. Marginalità, degrado, violenza e assenza della legge sono stigmate dure a togliersi, ma con lo scorrere del tempo, i cambiamenti iniziano a mostrarsi. La Corviale di fine anni novanta sembra essere passata agli archivi e se questo è accaduto, lo si deve all’impegno profuso dalle istituzioni, pur se in maniera contradditoria ed a volte utilitaristica, assieme alle persone. La messa a dimora degli uffici pubblici del municipio e dei relativi comparti amministrativi, la creazione di spazi sportivi di vario genere, i servizi scolastici e la biblioteca comunale, non casualmente dedicata a Renato Nicolini, hanno contribuito, e continuano ancora oggi, a modificare le cose. Il corto circuito tra un uso sano e costruttivo di architettura e urbanistica con le buone intenzioni degli amministratori ed i bisogni della cittadinanza, ha portato degli esiti.

Camminare per Corviale senza i timori del passato, ora si può. La ritrosia e la diffidenza espressa dagli abitanti a Savino ed i suoi sodali agli albori della loro avventura artistica, per gli interventi pittorici di riqualificazione urbana svolti gratuitamente, è acqua passata. L’arte nelle sue varie forme ha contribuito. Dalla commedia all’italiana quasi denigratoria del 1983 del film Sfrattato cerca casa equo canone di Pingitore, si è arrivati nel 2014 a Scusate se esisto! di Milani con la Cortellesi, fino alla recente serie tv Christian con Edoardo Pesce. Numerose sono le presenze di Corviale nel mondo della musica, cantata tra gli altri, da Max Gazzè. E mentre l’associazionismo di base, dove protagonisti sono anche gli abitanti del Serpentone, da anni innerva la quotidianità nelle forme più disparate, notevole e sovente iconografico è stato il connubio tra sport e istituzioni. Nel 2007 è stato inaugurato lo stadio del rugby di Corviale, che oltre ad essere sede della locale squadra, ha visto ripetutamente la presenza di vari settori giovanili e non della nazionale. A febbraio 2022, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presenziato all’apertura del campo del calcio sociale, una realtà che attraverso il rettangolo verde mira al rispetto della diversità e alla crescita integrale della persona, con una particolare attenzione verso gli ultimi.

Stesse intenzioni per il c.t. della nazionale azzurra Roberto Mancini in visita lo scorso 12 maggio. La parola «periferia», grazie alla totalità degli sforzi profusi, a Corviale sembra essere prossima a perdere l’accezione negativa che portava cucita addosso. Ed a cercare di usare le parole nel modo migliore nel festival «Al cuore della canzone», sono musicisti come Raffaello Simeoni, Pino Marino e Peppe Voltarelli, tra il 15 e il 17 settembre. La domenica 18 sarà la volta degli ‘A67, recenti vincitori con Jastemma della Targa Tenco 2022 per il miglior disco in dialetto: hanno una innata dimestichezza nel fondere assieme sentimento e musica. Lo fanno sin dall’album di esordio del 2005 ‘A Camorra Song’Io, giungendo da un luogo periferico come pochi: Scampia.

«La periferia ce la portiamo nel nome, è parte integrante della nostra storia». Così il cantante Daniele Sanzone introduce il gruppo: «Se non fossimo cresciuti a Scampia probabilmente non avremmo fatto musica. Il contesto da cui arriviamo ci ha influenzato enormemente, al punto da voler dare il nome alla band prendendolo dal quartiere..che a sua volta arriva da una legge sulla riqualificazione dei territori urbani periferici del 1967. Da bambino, provavo vergogna nel dire che venivo da Scampia, perché la gente si spaventava quando sentiva quel nome. Mi sentivo ghettizzato e, come diceva Pasolini, «..essere odiati, fa odiare..» e io da bambino odiavo tutti, semplicemente perché provenivo da quel luogo. Con gli ‘A67 abbiamo iniziato a raccontare noi, il mondo che ci circondava e ciò che sentivamo nel vivere tale realtà. Il primo disco nasce nel momento di una delle faide più cruente della storia criminale d’Italia, con i morti ammazzati a terra.

Il secondo lavoro Suburb del 2008, è una sorta di concept album sulle periferie del mondo con il quale abbiamo collaborato con musicisti di ogni latitudine, come il brasiliano Calixto, la band turca Kara Günes, quella indiana Avial, Roberto Saviano e molti altri. Sicuramente, la periferia è sempre stata il nostro centro. E pensiamo da sempre, che le periferie si somigliano in tutto il mondo in quanto oltre ad essere caratterizzate dalla distanza dal centro, lo sono per un diverso valore delle cose, la vita in primis: se muori al Vomero o a Posillipo, fai molto più rumore se accade a Scampia. Questo ci ha fatto riflettere tantissimo.. le periferie si somigliano, lo dico con consapevolezza dato che abbiamo suonato ovunque sia in Italia che all’estero. E siamo consapevoli che probabilmente, l’unico punto di forza nel vivere in periferia sia il paradosso che lì dove non c’è nulla, devi reinventarti un nuovo mondo con immaginazione e creatività».