Dal 14 al 18 settembre andrà in scena a Corviale un festival di musica, performance e poesia sponsorizzato dal Comune di Roma all’interno del progetto «Riaccendiamo la città, insieme». Prende il via il 14 con «Il fronte della città» nato da un’idea di Luigi Cinque e Andrea Cortellessa, una prima giornata dedicata a Pier Paolo Pasolini e a Simone Carella concentrata sulla poesia, mentre le seguenti quattro giornate daranno vita alla terza edizione de «Al cuore della canzone» festival ideato da Luigi Cinque e Jonathan Giustini.
L’intero festival si svolgerà nel cuore di Corviale, il tanto vituperato serpentone della periferia romana progettato dall’architetto Mario Fiorentino all’interno della 167 ovvero l’ ultimo piano case realizzato dall’ Istituto case edilizia economica popolare del 1962.
Un esempio architettonico unico, una delle cose più belle costruite a Roma, secondo Renato Nicolini che fu assistente di Fiorentino durante la progettazione, vessata da pregiudizi ingiustificati e dalla non attuazione dei servizi essenziali previsti lasciati incompiuti, per non dire inattuati, per anni.

Evidentemente la politica abbandonò il progetto di costruire case popolari ritenendolo troppo poco redditizio, «così più si denigrava Corviale meglio era..» dice Nicolini, che ricorda: « fu progettato con un’ eco della dimensione urbana, un pezzo di futurismo raccordato al piano regolatore del 1962 , alla Roma dei grandi impianti, della grande dimensione, molto bello…».

Corviale in realtà è una città nella città abitata da 5.000 anime, finalmente dotata di 4 linee di collegamento con il centro, di una biblioteca intitolata a Renato Nicolini, spazi culturali e artistici. È sede di molte associazioni, che dopo anni vede il suo riscatto partito dal basso ma in continua crescita, che finalmente realizza il progetto originario di Fiorentino: quello di un’unità abitativa popolare a misura d’uomo.

Scrive Nicolini in risposta a Fuksas che si proponeva di demolirlo «…Corviale è edilizia popolare, è firmata dall’architetto del Monumento alle Fosse Ardeatine, è concentrato proprio per non consumare terreno secondo la lezione di Le Corbusier, e non danneggia l’ambiente. Quanto all’impatto sociale Corviale soffre le conseguenze di un’assurda gestione, che amministra una piccola città di 5000 abitanti come un condominio, e soprattutto di una denigrazione preconcetta, cui hanno iniziato a reagire artisti e architetti come Matteo Fraterno, gli Stalker , ect» (R.Nicolini Cartoline 2005-2012 ed.Prospettive).
Il «Fronte della città», oggi, può essere quello sul quale ci si batte per ridare voce a chi – poeti, musicisti e artisti della scena e dell’immagine – intenda ridisegnare, proprio in questi scenari così compromessi, una città a venire.

L’apertura del Festival sarà dunque dedicata a Pier Paolo Pasolini – che delle periferie romane fu il cantore per antonomasia – ricordando un curioso reportage fotografico, pubblicato da Pasolini nel 1958 sulla rivista del PCI Vie Nuove, che sotto il titolo Il Fronte della città recava uno sguardo per una volta analitico e fenomenologico, anziché lirico e passionale, della nuova edilizia popolare; e a Simone Carella che nel 2014 proprio a Corviale mise in scena l’ultimo dei festival di poesia da lui immaginato: Poetitaly, con la collaborazione di Lidia Riviello, Gilda Policastro e Andrea Cortellessa, coinvolti anche in questa occasione e in tante altre coraggiose imprese poetiche, tre giorni nello spirito anarchico e immaginifico col quale Carella (in collaborazione con Ulisse Benedetti e Franco Cordelli, e sotto l’egida «effimera» dell’assessore Renato Nicolini) giusto trentacinque anni prima, nel giugno del 1979 sulla spiaggia di Castelporziano, aveva concepito e realizzato il primo e più memorabile Festival Internazionale dei Poeti.

Pensando a Simone Carella e al suo amoroso ed intenso rapporto con la poesia sono andata a riascoltare un’ intervista che gli avevo fatto anni fa proprio per questo giornale, in cui mi parlò di uno dei suoi ultimi progetti (Simone di idee e progetti ne ha partoriti fino «all’ultimo respiro») che si sarebbe chiamato: «Io poeta», che aveva in mente di realizzare al teatro Palladium, ed effettivamente realizzò nel 2015 non so se esattamente come me lo aveva raccontato, costituito da cinque serate di cui sarebbero stati protagonisti dieci poeti, due poeti a sera per mezz’ora ciascuno in cui ognuno avrebbe dovuto dire «…tutto di se stesso, deve dire: chi sono io poeta…cosa mi piace, nella musica, nell’arte, le cose che amo … in mezz’ora ogni poeta deve sviscerare la propria anima, mettersi a nudo, con tutti i mezzi a disposizione…e se vuole può chiedere la partecipazione di attori, musicisti, performer oppure autorappresentarsi da solo…così alla fine saranno dieci spettacoli teatrali…perchè io ho sempre questa idea fissa che la rigenerazione del teatro nasce dalla poesia, anche tutto il linguaggio, quello teatrale, performativo, il linguaggio in genere insomma…» e chiuse l’intervista con uno slogan futurista: «perché noi non faremo mai l’Amleto! buttiamo al mare i classici! uccidiamo il chiaro di luna !».

Il tema dell’avanguardia per Simone non era solo culturale ma anche etico, un modo di essere, di vivere insieme agli altri, di «considerare non lettera morta, ma sorpassato il passato, e tutto quello che ci ha preceduto, anche noi stessi eravamo, in un certo senso, passati a noi stessi …» per lui la cosa più importante non era la poesia come genere letterario, ma cercarne il senso nel corpo stesso dei poeti, chi meglio di loro avrebbe potuto essere l’inventore del linguaggio nuovo.

Della prima giornata, quella del 14 settembre, Luigi Cinque ne parla così: «L’inaugurazione vuole rappresentarsi come una sorta di festival nel festival con sei appuntamenti che, a partire dalle 17:30 del 14 settembre, si rincorrono negli spazi del Centro polivalente Nicoletta Campanella. Si tratta di un evento collettivo che riprende l’agire dell’avanguardia, che vorrebbe trasmettere questo concetto legato alla collettività e alla festa in comune, all’essere comunità, alla condivisione che si vorrà vivere, soprattutto nella prima giornata».

È un invito a partecipare, un invito a brindare insieme ai tanti personaggi importanti rappresentativi di quello spirito che ha messo radici a partire dal grande evento di Castel Porziano. Alla parola, alla poesia, si torna.

Anche nelle giornate seguenti del festival dedicate alla parte più musicale con la terza edizione di: «Al cuore della canzone» il tema della connessione con la poesia rimane centrale in un programma di autori e interpreti speciali, che la parola l’attraversano e la recuperano al senso poetico: Pino Marino con il suo Tributo Omaggio a Franco Battiato (15 settembre – Up Patriots To Live); un bardo come Raffaello Simeoni (17 settembre – Orfeoincastorie); un interprete straordinario – Targa Tenco (in più occasioni) – come Peppe Voltarelli (17 settembre – Planetario); o le evoluzioni poetiche talora persino montaliane di Gianluca Secco (18 settembre – DanzaFerma); o il recupero di un’essenza romana come Gabriella Ferri a cura di Vanessa Cremaschi ed Egidio Marchitelli (16 settembre – Ti Regalo Gli Occhi Miei); fino alla volontà di riscatto ricca di tensioni che accomuna tutte le periferie del mondo con gli ‘A67 freschi vincitori della Targa Tenco 2022 per il miglior album in dialetto (18 settembre – Jastemma).