Corsica, l’isola dai mille suoni riscopre tradizioni e identità
Eventi Una mostra ne racconta il risveglio culturale e musicale
Eventi Una mostra ne racconta il risveglio culturale e musicale
ACM]Probabilmente molti non se ne sono ancora accorti, ma da qualche anno la Corsica sta vivendo una stagione piuttosto vivace sotto il profilo culturale. Basti pensare a Jérôme Ferrari, che nel 2012 ha vinto il Premio Goncourt, massimo riconoscimento letterario francese, con il romanzo Le sermon sur la chute de Rome (tr. it. Il sermone sulla caduta di Roma, E/O, 2013). Oppure al successo di giallisti come Archange Morelli e Marie-Hélène Ferrari, tradotti e apprezzati anche in Italia. O ancora a Patrizia Gattaceca, poetessa e cantante, che è stata invece tradotta negli Stati uniti. Nel maggio scorso, per la prima volta, il Festival di Cannes ha presentato un film girato in Corsica e diretto da un regista isolano, Thierry de Peretti (Les Apaches).
In questo risveglio culturale la musica gioca un ruolo centrale. Ogni anno l’isola ospita numerose manifestazioni: non soltanto a Bastia ed Ajaccio, ma anche in località meno frequentate dai turisti come Patrimonio e Pigna. Quest’anno la musica isolana viene celebrata anche da una mostra di grande interesse, La Corse et la musique entre tradition et identité, visitabile al Musée de la Corse di Corte fino al 28 dicembre (www.musee-corse.com).
La mostra copre un periodo che va dalla fine del diciannovesimo secolo ai nostri giorni, abbracciando le più svariate forme espressive: dalle musiche strumentali all’opera, dalla danza ai canti polifonici tradizionali. Nel 2009 uno di questi, la paghjella, è stato dichiarato patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco.
Grazie a un imponente corredo documentario – dischi, film, libri, quadri, strumenti – lo spettatore può esplorare non soltanto la storia della musica isolana degli ultimi due secoli, ma più in generale i legami fra la Corsica e la musica. La conservazione del patrimonio musicale isolano è stata possibile grazie all’opera appassionata e certosina di molti studiosi. Uno di questi è Niccolo Tommaseo (1802-1874), che soggiornò in Corsica e pubblicò due volumi intitolati Canti popolari, toscani, corsi, illirici, greci. Ancora più prezioso è stato l’impegno di Félix Quilici (1909-1980), un violista dell’Orchestre Nationale de France che ha raccolto una quantità imponente di musica tradizionale.
A lui è stato dedicato un documentario, Félix Quilici, l’homme à l’écoute, che viene proiettato nell’ambito della mostra. Mutatis mutandis, il suo lavoro è paragonabile a quello del più celebre Alan Lomax (1915-2002), l’etnomusicologo statunitense che ha salvato dall’oblio materiali sonori di tutto il mondo. Infine, arrivando ai nostri giorni, merita di essere ricordato Ugo Casalonga, il giovane liutaio di Pigna che ha contribuito alla ricostruzione dell’antica cetera (cetra corsa), caduta in disuso all’inizio del Novecento
Non a caso l’artigiano appartiene alla famiglia che ha trasformato Pigna, un paese della Corsica nordoccidentale, in un laboratorio musicale di rilievo internazionale. All’ambiente musicale di Pigna, fra gli altri, era molto legato lo studioso Antoine Massoni, autore del libro Les musiques de Corse: Chants, instruments et danses. Tradition vivante (Alain Piazzola, Ajaccio edizioni del 2006).
Chi non vedrà la mostra potrà comunque supplire con il libro omonimo pubblicato per l’occasione. Come tutti i cataloghi editi da Albiana, casa editrice ajaccina di respiro internazionale, il volume non è una semplice raccolta di fotografie. Naturalmente la parte iconografica è prevalente, ma altrettanto preziosi sono i saggi scritti da esperti come Claude Bellagamba, Marie-Barbara Le Gonidec e Danièle Pistone. Grazie ai loro contributi il catalogo si trasforma in una vera e propria opera di studio. Questo volume, dotato di un ricco corredo iconografico, documenta in modo esemplare la ricchezza musicale dell’isola.
È venuto il momento che questo patrimonio venga conosciuto e apprezzato anche in Italia, dove si seguono espressioni musicali che provengono dai paesi più remoti ma si continua a trascurare quelle di una regione mediterranea vicina e affine.
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