Corpi di donne a uso e consumo della nazione
Saggi "Necrologhi" di Maria Nadotti per Il Saggiatore
Saggi "Necrologhi" di Maria Nadotti per Il Saggiatore
Donne seducenti, sguardi glaciali o ammiccanti. Corpi seminudi, corpi desideranti, corpi in sostanza ovunque. Corpi non solo per vestiti o profumi o gioielli, ma corpo anche (e soprattutto) per i biscotti, per i detersivi, per ogni prodotto possibile. Il corpo quale unico vero vettore d’attrazione, un desiderio puro e al tempo stesso obbligato. Il corpo delle donne quale veicolo primario del desiderio della società italiana tutta. Con grande affilatura critica e attraverso un ricco lavoro di catalogazione Maria Nadotti con Necrologhi (Il Saggiatore, pp. 196, euro 16) costruisce una vera e propria enciclopedia dell’uso del corpo nel contemporaneo ossia prevalentemente in quella che è ormai un’azione (o coazione) primaria al consumo.
Necrologhi attraversa la storia di questo paese cogliendo nell’immaginario pubblicitario il carattere misogino quanto piccolo borghese di una società che è prima di ogni cosa affezionata a se stessa, ai propri vizi come al proprio conformismo. Un’incapacità che si traduce spesso in giravolte a tratti culturalmente (e non solo) tragiche oppure nella migliore delle ipotesi comiche seppur di una comicità priva di ogni gusto e piacere.
Maria Nadotti compie un’analisi colta e decisamente raffinata leggendo questi corpi bidimensionali, questi corpi enormi che spesso occupano facciate di palazzi o in maniera insistente e per mesi le principali pagine dei quotidiani e dei settimanali. Una curiosità guida l’autrice negli anfratti psicologici di una nazione che più che allo sbando pare ogni volta di più pervicacemente ancorata ai propri schemi tanto più quando quegli schemi si rivelano beceri e consunti, desueti e sostanzialmente inutili. Già perché ad impressionare è anche la limitata capacità comunicativa di immagini spesso utilizzate in maniera pretestuosa o peggio ancora depistante.
Ricchissimo di spunti e di annotazioni pungenti quanto inedite Necrologhi prende in analisi gli ultimi vent’anni descrivendo quella parabola che vede nella grande crisi economica degli ultimi anni l’ennesima occasione mancata per un mondo produttivo sempre più arcaico di rinnovarsi anche nei suoi linguaggi e quindi nei suoi pubblici. Privo di ogni moralismo, il saggio non può non evidenziare la povertà di una società che pare ripiegare sui propri istinti più violenti (l’iconologia della guerra si sovrappone a quella della moda in uno scambio inquietante di codici e simboli) con risultati spesso grotteschi quanto volgari. Un diritto all’uso come al consumo a cui sottende una visione di un presente inquinato da un desiderio mutato in tragica ossessione. Tutto è seduzione, quindi tutto è corpo: l’uso consumato e tragico di un presente senza passato e senza futuro.
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