Coronavirus, gli esperti dubitano che sia stato raggiunto il picco
Preoccupa l'aumento delle infezioni secondarie Per l’epidemia di coronavirus è presto per parlare di «picco raggiunto». Questo ripetono da giorni gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di fronte ai dati che mostrano un contagio […]
Preoccupa l'aumento delle infezioni secondarie Per l’epidemia di coronavirus è presto per parlare di «picco raggiunto». Questo ripetono da giorni gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di fronte ai dati che mostrano un contagio […]
Per l’epidemia di coronavirus è presto per parlare di «picco raggiunto». Questo ripetono da giorni gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di fronte ai dati che mostrano un contagio ancora sostenuto a Wuhan ma non più in crescita esponenziale e un calo nel resto della Cina (solo 56 casi ieri: erano stati 890 il 3 febbraio). In Cina, il numero di persone guarite ha per la prima volta superato quello dei nuovi casi. Banalmente significa che per il sistema sanitario in affanno il numero di malati da gestire quotidianamente per la prima volta diminuisce.
Un ulteriore calo è da attendersi nelle prossime ore: il ministero della sanità cinese ha deciso di cambiare di nuovo la classificazione dei casi nell’Hubei, stavolta in modo più restrittivo, per riallinearla a quella utilizzata nel resto della Cina: d’ora in poi i casi saranno «confermati» solo dopo il test specifico sulla presenza del virus, mentre in precedenza bastava una tac toracica che mostrava i sintomi della polmonite.
Ma al di là dei numeri, le incognite sono ancora numerose. Al di fuori della Cina si registrano focolai relativamente piccoli, ma che sempre più spesso nascono da infezioni secondarie, da persone che non hanno avuto a che fare direttamente con Wuhan. La nave Diamond Princess da sola ha registrato ben 621 casi, con i 79 di ieri. Ma in Corea del Sud i casi sono quasi raddoppiati in un giorno, da 31 a 53, e in Giappone altri 10 casi portano il totale a 84. I primi due casi sono stati registrati anche in Iran. Dunque le misure di contenimento cinese non stanno impedendo al virus di diffondersi all’estero.
Ciò che preoccupa l’Oms è che nuovi focolai scoppino in paesi poco attrezzati per rilevare e fronteggiare l’epidemia con tempestività. Secondo il direttore generale Tedros Adhanom, grazie alle forniture dell’Oms «entro la fine della settimana 40 paesi africani e 29 in America Latina saranno dotate delle infrastrutture necessarie per rilevare il coronavirus». Il caso egiziano per ora rimane isolato ma è possibile che nuovi casi vengano segnalato altrove sul continente.
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