Coronavirus, Fontana e Zaia criticano il governo per motivi opposti
Interviste I governatori della Lega si dividono. Valutazioni opposte sulle nuove regole da seguire contro il Covid-19
Interviste I governatori della Lega si dividono. Valutazioni opposte sulle nuove regole da seguire contro il Covid-19
Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e quello del Veneto Luca Zaia sono stati intervistati domenica mattina in diretta su RTL 102.5 durante la trasmissione l’Indignato Speciale, che ha poi diffuso il testo delle interviste.
Fontana: “Avrei voluto misure più rigide per il cosiddetto distanziamento sociale”
Uomini di scienza dicono del decreto che era necessario farlo ma sono perplessi dai contenuti. La sua posizione?
Temo di dover arrivare alle stesse conclusioni. Nel senso che io, personalmente, sarei rimasto più rigido nelle misure che attengono al cosiddetto distanziamento sociale, avrei cercato di impedire occasioni di contatto perché il vero problema di questa emergenza è che la gente, a ieri, non si è resa davvero conto della situazione. Avrete visto anche voi le foto di code interminabili sulle piste da sci, di inaugurazioni di centri commerciali, di assembramenti nei bar, quindi la considerazione che si deve trarre è che la gente non ha ancora capito che è una situazione in cui tutti dobbiamo fare un piccolo grande sforzo. Tutti quanti rinunciare a una parte della nostra libertà, tutti quanti dobbiamo porre essere dei comportamenti virtuosi che consentano a questo virus di non circolare più, che si interrompa la catena del contagio. Purtroppo qualcuno l’ha capito ma molti no, ecco perché dico che sarebbero forse dovuti essere più impegni per mettere di fronte a una realtà oggettiva i nostri cittadini.
Tema lavoro, le aziende possono lavorare?
Io le do una mia interpretazione che è molto superficiale perché ho letto ieri sera il provvedimento alle 20.30 e dovevo dare le mie eventuali considerazioni entro le 21.00, che poi sono state mandate alle 21.15 ma va bene. Ho avuto modo di parlare con il Presidente Conte e sul lavoro, per le rassicurazioni che mi ha dato telefonicamente, che il provvedimento non pone alcun limite né alla circolazione delle merci, né alla circolazione dei lavoratori per raggiungere il posto di lavoro. Tanto è vero che nella nostra nuova formulazione, avevamo preparato una serie di aggiustamenti, e lo dicevamo in modo più specifico però poi il Presidente ha ritenuto di firmare il decreto in nottata e questa mattina non è quindi stato possibile fargli avere il nostro testo, però il suo impegno c’è.
Lei sarebbe stato più rigido sulle occasioni di socialità perché sembra che nella vita privata non si abbia cognizione e quindi i Navigli sono affollati. Cosa intende per maggiore rigidità?
Avrei imposto una chiusura più rigorosa magari limitandola nel tempo, ma una chiusura più rigorosa poteva far rendere cosciente la gente che siamo in una situazione grave e che quindi si devono assumere dei comportamenti. Quantomeno si entrava, anche da un punto di vista psicologico, nell’ottica di dire: “Mi hanno detto che non posso andare nel locale affollato e me lo impediscono, poi mi hanno detto che devo fare questo, non lo faccio mai e ora lo faccio”. Credo che avrebbe potuto essere: il comportamento che più spesso faccio e che mi viene impedito, diventa quello da cui nasce l’impegno a fare cose che altrimenti non mi ricorderei mai di fare.
Autostrade, stazioni e aeroporti sono aperti regolarmente?
Credo di sì, perché nonostante tutto, non dovrei dirlo perché questa mia interpretazione toglie pathos, non è un divieto quello di non circolare ma è un invito. Apprendo ora che il collega della Regione Piemonte Cirio è risultato positivo. Mi lasci esprimere auguri, solidarietà e vicinanza e forza a lottare con noi.
Zaia: “Le province del Veneto non possono essere zona rossa”
Lei ha tre province da riorganizzare in base al decreto di questa notte.
Innanzitutto di questo decreto abbiamo scoperto prima dalle homepage di alcune testate che vedendolo sulla scrivania. Un decreto come questo, così importante non abbiamo avuto modo di controdedurre perché avevamo chiesto di attendere almeno fino a questa mattina per poter presentare delle proposte, non è stato possibile. Io mi ritrovo tre province in zona rossa – ricordo che il Veneto ha 658 persone positive, molte delle quali asintomatiche, 47 persone in terapia intensiva – non abbiamo le caratteristiche per essere zona rossa. Non lo dico per un fatto di vanto ma perché i dati ci dicono che la provincia di Treviso ha un cluster tutto ospedaliero, cioè una signora, per altro deceduta, ha contagiato un reparto con degli ospedalieri che sono stati velocemente isolati. Molti sono asintomatici, passeranno la quarantena dei 15 giorni e finisce lì. Un altro cluster è quello di Padova, ma ricordo che la vicenda del comune di Vò con i sessantasei contagiati, abbiamo rifatto i tamponi in queste ore e si sono negativizzati molti positivi. Dall’altro il cluster di Venezia è un altro cluster ospedaliero con contagio ospedaliero, tutto qui. Il comitato scientifico della Regione Veneto questa notte mi ha preparato una relazione per dire di togliere le tre province venete che io ho mandato alle due del mattino e poi ho scoperto che avevano già deciso, firmato e fatto tutto. Noi continuiamo a dire che vogliamo che le nostre tre province escano da questa idea di zona rossa, rispettiamo le regole però non avere tre province dentro sulla base di quella classificazione.
La gente vuole capire come regolarsi per quanto riguarda il lavoro.
Io non do risposte per il Governo perché non l’ho scritto io. Da come l’ho letto io, e spero non ci siano altre follie, il decreto deve permettere ai cittadini di spostarsi e andare a lavorare per gli spostamenti necessari. Dopodiché c’è tutto il tema delle merci che secondo me non è chiaro, quello deve essere libero altrimenti vuol dire ammazzare le aziende. Poi c’è tutta una serie di contingentamenti, la forza pubblica dovrà applicare su tre province la chiusura di ristoranti e bar dalle sei di sera, non so, ripeto che a Treviso c’è un contagio ospedaliero.
Ha detto che lei il decreto anziché averlo dalla Presidenza del Consiglio l’ha visto sui siti dei giornali?
Dalla presidenza del Consiglio l’ho visto forse alle 7.40, può essere arrivato un quarto d’ora prima, non so, ma girava già sui whatsapp, ovunque. Non ne faccio una questione stucchevole di lesa maestà, se lo avessero anche diffuso al mondo intero mezz’ora dopo averlo dato a noi sarebbe stato comunque grave perché, essendo una bozza, poteva essere cestinata. Non si può diffondere una bozza così importante e strutturata se poi sai che potrebbe essere modificata, avuta la diffusione inevitabile sia partita la psicosi. Ho letto il testo iniziale e quello finale, non hanno molte differenze, ma c’è sempre il tema delle merci da chiarire.
Spesso si parla dell’economia, dei commerci, delle merci, come se fosse un optional perché viene prima. La salute e la ricchezza sono gemelle.
Io rappresento un popolo che ha 600.000 imprese, fa 150 miliari di PIL, per noi viene prima il rispetto delle regole e la salute ma è pur vero che bisogna controbilanciare questa partita perché non possiamo morire di altro.
L’Italia era già in crescita asfittica, il virus ci porterà probabilmente a un 2020 in recessione. Una delle cose che si potrebbe fare in un frangente come questo è rinviare i pagamenti allo stato perché, è vero che crea un deficit più alto alla fine dell’anno ma è all’evidenza contingente. Se io mi limito a sospendere e rinviare nell’anno successivo avrò un incasso superiore e nel momento attuale creo liquidità senza toglierne dalle casse della gente e delle imprese. E’ fattibile?
Questa è la misura che abbiamo presentato tre o quattro giorni fa come governatori per l’utilizzo dei famosi miliardi per il rilancio dell’economia, quindi rinvio del pagamento di tutto quello che ha rapporto con l’erario, le rate dei mutui, per cui assolutamente sì. Condivido questa partita, è stata già presentata nero su bianco e la considero da accettare e immagino che il governo non farà opposizione.
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