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Corinaldo, tutti condannati per la strage in discoteca

Corinaldo, tutti condannati per la strage in discotecaFuori dal locale teatro della strage, Corinaldo

Ancona Sei condanne. Nel locale di Corinaldo morirono 5 adolescenti e una mamma. La procura aveva chiesto condanne più severe. Caduta l’associazione a delinquere

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 31 luglio 2020

Arrivano le condanne per la banda dello spray, i sei ragazzi che, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018, scatenarono il panico alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), causando sei morti e quasi duecento feriti. Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone sono stati condannati a dodici anni e quattro mesi, Andrea Cavallari a undici anni e sei mesi, Moez Akari a dieci anni e due mesi, Souhaib Haddada a dieci anni e undici mesi e Badr Amouiyah a dieci anni a cinque mesi. Tutte pene che tengono conto dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato.

I PM PAOLO GUBINELLI e Valentina Bavai avevano chiesto più anni di carcere (tra i 16 e i 18 per un totale di oltre cento) e, tra i vari reati contestati, hanno visto cadere quello di associazione a delinquere. Confermato tutto il resto: a partita giudiziaria, verosimilmente, proseguirà in Appello: nell’attesa delle motivazioni della sentenza, sia la procura sia gli avvocati difensori hanno intenzione infatti di presentare ricorso. Sono ottanta, tra l’altro, le parti civili che hanno deciso di costituirsi a vario titolo al processo.

SI CONCLUDE COSÌ LA PRIMA fase del filone principale dell’inchiesta sulla strage del Lanterna Azzurra. Resta in piedi ancora l’inchiesta sulla capienza della discoteca: secondo gli investigatori, infatti, nella notte della tragedia, quando era previsto il concerto del popolare trapper Sfera Ebbasta, all’interno del locale ci sarebbero state più persone rispetto ai limiti di legge e per questo in diciassette risultano indagati a piede libero, tra proprietari, gestori, addetti alla sicurezza e membri della Commissione di vigilanza sul pubblico spettacolo de comuni di Misa e Nevola. Tra i reati contestati, il concorso in omicidio plurimo aggravato, lesioni gravi e disastro colposo.

LE INDAGINI SULLA BANDA dello spray erano arrivate a una svolta esattamente un anno fa, quando i sei giovani, tutti di età compresa tra i 20 e i 23 anni, vennero arrestati a casa loro, in provincia di Modena. Gli investigatori hanno ricostruito che la gang passava i weekend in giro per le discoteche del Centro e del Nord Italia (ma anche, talvolta, all’estero: in Repubblica Ceca e persino a Disneyland Paris) a derubare gli avventori utilizzando un metodo molto particolare: prima una spruzzata di spray al peperoncino nell’aria e poi, approfittando del caos, il furto di portafogli e gioielli.

Il bottino – che è arrivato a toccare punte da 15mila euro alla settimana tra contanti e chili di monili vari – veniva poi smaltito in un Compro Oro di Castelfranco Emilia, che acquistava sempre tutto senza fare domande troppo indiscrete. La banda, peraltro, non si sarebbe fermata nemmeno dopo la drammatica serata di Corinaldo, decidendo però di cambiare strategia: non più spray al peperoncino ma scariche di taser in giro. Strumenti diversi ma risultati uguali: panico, furti con destrezza e poi la fuga nella notte.

IN AULA, AD ANCONA, si sono fatti vedere anche molti dei familiari delle vittime del Lanterna Azzurra. I commenti raccolti dopo l’uscita della sentenza sono per lo più all’insegna della delusione per delle pene ritenute troppo miti: «Nessuna . «Mi sentivo come il dio del mondo – ha detto invece davanti al giudice l’imputato Souhaib Haddada –, facevo uso di droghe. Chiedo scusa, vorrei essere aiutato». E ancora: «Non posso fare niente per chi non c’è più, ma non sono responsabile di quanto accaduto. In questo anno di detenzione ho avuto la possibilità di ravvedermi e spero di essere giudicato per quello che ho fatto e non per quello che non ho fatto».

PAROLE CHE PERÒ evidentemente non hanno convinto del tutto il gup Paola Moscaroli, che ha visto nella spruzzata di spray urticante la causa del disastro. Nel fuggi fuggi generale, infatti, centinaia di persone si accalcarono davanti all’uscita numero tre, restando sostanzialmente incastrati. È così che sono morti le quattordicenni Asia Nasoni e Emma Fabili, i quindicenni Mattia Orlandi e Benedetta Vitali, il sedicenne Daniele Pongetti e la trentanovenne Eleonora Girolimini, in discoteca per accompagnare la figlia undicenne, sopravvissuta al carnaio.

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