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Copasir, Meloni attacca Salvini

Copasir, Meloni attacca SalviniMatteo Salvini e Giorgia Meloni – LaPresse

Centrodestra La leader di Fratelli d'Italia dà del poltronista al capo della Lega: non capisco, solo lui può risolvere. Ma il presidente leghista del Comitato sui servizi segreti non si dimette e indica due strade per la soluzione. Entrambe in salita

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 aprile 2021

«Solo Salvini può risolvere il problema» dice Giorgia Meloni. Dietro un’apparente schiarita – l’apprezzamento dei capigruppo di Fratelli d’Italia per le prime aperture, ieri pomeriggio, del presidente leghista del Copasir – monta invece lo scontro tra i due campioni della destra nazionale, Meloni e Salvini, attorno al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Meloni mette il caso nero su bianco (sul Corriere della Sera) con la scusa di non volerne fare una questione interna al centrodestra. Ma nei fatti incalza la Lega «poltronista» dove a Salvini fa più male. Lui svicola, dice che non se ne occupa, anzi che è pronto a «lasciare le poltrone a chi le vuole». In tanto lei va a parlarne in tv da Vespa, aggiunge di non comprendere «che si veda come un problema che quel posto vada a una alleato». E così facendo mette l’alleato sotto i riflettori, ben sapendo che il problema non sarà di rapida e semplice soluzione.

Ieri il Copasir è tornato a riunirsi, senza il commissario di Fd’I assente per protestare contro la violazione della legge del 2007 che assegna inequivocabilmente la presidenza del comitato all’opposizione. Assente anche, in solidarietà, uno dei due commissari di Forza Italia. Il presidente leghista del Comitato, Raffaele Volpi, non si è dimesso ma ha detto due cose. La prima è che il suo caso è identico a quello di D’Alema che nel 2011 conservò la presidenza, malgrado il Pd fosse entrato a far parte della maggioranza del governo Monti. Identico perché anche allora l’unica opposizione – guarda un po’, la Lega – chiese di sostituirlo ma gli fu risposto (dai presidenti di senato e camera Schifani e Fini) di no. Questo è vero solo in parte, perché se gli archivi conservano diverse richieste dei capigruppo dell’allora Lega Nord perché la presidenza del Copasir fosse assegnata a un parlamentare leghista, è vero anche che quando la questione arrivò formalmente all’attenzione degli uffici di presidenza dei due rami del parlamento – avendo D’Alema messo a disposizione il suo mandato – la Lega decise di non insistere. Infatti dopo un po’ cessarono anche le polemiche pubbliche degli esponenti leghisti e il Copasir andò avanti tranquillamente. Fu cioè applicato a una norma di legge – la legge del 2007, appunto – il principio del nemine contradicente che vale per i regolamenti parlamentari. In aggiunta, ieri Volpi ha ribadito che il Comitato, in attesa di una soluzione, può andare avanti tranquillamente. Essendo stato riconosciuto da Casellati e Fico che è «pienamente legittimato».

Il problema dunque resta aperto e nessuna delle due soluzioni indicate da Volpi è dietro l’angolo. La prima passerebbe per le dimissioni di tutti i dieci componenti del Copasir, che la stessa legge prevede siano cinque di maggioranza e cinque di opposizione (mentre adesso sono nove di maggioranza contro l’unico rappresentante di Fd’I). Difficile che vada così non solo per i timori dei gruppi di maggioranza di recuperare le posizioni, ma anche perché non è pensabile che a Meloni vada una rappresentanza enormemente gonfiata. In salita anche la seconda ipotesi, che sarebbe quella di cambiare la legge del 2007. Che in realtà è stata già cambiata, proprio su iniziativa del Copasir guidato da D’Alema, ma non nel punto delicato degli equilibri tra maggioranza e opposizione. Servirà probabilmente altro tempo. Ma adesso Meloni ha detto a tutti chi è il responsabile dello stallo

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