Il clima umido e freddo è tornato ad avvolgere la campagna emiliano-romagnola, marcando il passare dei mesi intercorsi dall’alluvione che la scorsa primavera ha sconvolto questi territori, ma tra la nebbia, nei filari, emerge come essi ne portino ancora il segno.

I 4,5 MILIARDI DI METRI CUBI d’acqua riversatisi in soli 17 giorni nella vasta area dell’Emilia Romagna hanno fatto i conti con un territorio idrogeologico diversificato. Il comune di Conselice in particolare, in provincia di Ravenna, ha dovuto lottare ben 12 giorni prima che le acque defluissero, divenendo malsane e pericolose per la salute della comunità. Qui il volume di acqua che avvolgeva il centro cittadino e i campi circostanti era talmente elevato da averli trasformati in un unico grande mare e tra le strade sommerse si aggirava solo il mezzo anfibio di pompieri e Protezione Civile.

GIAMPIETRO SABBATANI è il direttore della Cooperativa Agricola Bracciantile Massari, situata alle porte di Conselice e una di quelle che in quei giorni hanno acconsentito a far sfogare la piena nei propri terreni per provare ad alleggerire la pressione dell’acqua sull’abitato. Nelle proprietà della Cooperativa l’acqua ha ristagnato per giorni, lasciando i vitigni sommersi e provocando una perdita del 95% della produzione annuale, tra le raccolte in essere e quelle in divenire. «L’anno scorso è stato per noi un annus horribilis, prima abbiamo avuto la gelata di aprile, poi l’alluvione e infine, il 22 luglio, la tromba d’aria, che hanno distrutto una parte determinante dei frutteti» racconta mentre attraversiamo i terreni della cooperativa e ricorda gli animali salvati con l’acqua che gli arrivava al collo.

È IL CLIMA SEMPRE PIÙ ANOMALO raccontato dai produttori agricoli: la sola alluvione è costata al settore danni per oltre 900 milioni di euro, che ad oggi non sono ancora stati risarciti, nonostante la Regione sia in attesa dello sblocco dei fondi statali e comunitari previsti, che al momento si sono concretizzati nella ricostruzione delle opere idrauliche e nel rafforzamento delle infrastrutture sul territorio, ma hanno lasciato senza risorse le aziende. I giorni dell’alluvione però hanno portato qui anche una grande solidarietà, che si è espressa in tanti modi e in forma spontanea.

È QUESTO LO SPIRITO CON CUI la catena Coop ha raccolto oltre due milioni e centomila euro attraverso le donazioni di 81.000 fra soci, dipendenti, consumatori e fornitori. In questi giorni la Coop ha consegnato i fondi ai produttori fortemente colpiti dall’emergenza. Andranno a 7 cooperative agricole, sostenendole nell’impiego di tecniche che permettano tanto di ridurre l’impatto ambientale che di resistere ad eventi climatici estremi, come la scelta di adottare nel frutteto varietà più rustiche, reti di copertura per difendere le colture da parassiti e gelate, impianti a goccia per una gestione più efficiente dell’acqua e un approccio biologico basato sulla lotta integrata e non sui fitofarmaci.

LA CAB MASSARI È UNA DELLE BENEFICIARIE è una delle beneficiarie della donazione e con circa 1,3 milioni di euro potrà ricostituire il pereto biologico con 7,5 ettari in più rispetto agli 8,2 devastati dall’alluvione e dalla tromba d’aria e accostargli un noceto che servirà anche da barriera naturale contro il vento. Inoltre potrà acquistare di tre carri raccolta ad alimentazione elettrica, in vista di una graduale eliminazione dei carburanti nel lavoro nei campi.

«QUESTI INVESTIMENTI SONO RESI possibili grazie all’intervento prezioso di Coop, che dimostra l’importanza della solidarietà cooperativa soprattutto a confronto con gli attesi ristori pubblici, di cui ad oggi abbiamo ancora poche certezze. Gli investimenti previsti sono in linea con l’impostazione della nostra cooperativa che da trent’anni ha sposato i progetti di agricoltura biologica ed integrata, con 170 ettari di zone umide rinaturalizzate, boschetti e siepi che hanno creato un ambiente unico e di grande importanza» ha spiegato Sabbatani durante la Conferenza stampa che si è tenuta pochi giorni fa proprio nell’agriturismo dell’azienda. È in quella occasione che da più voci si è ribadita la necessità di ripensare gli investimenti nel reparto agricolo in un’ottica di resilienza e sostenibilità. «È indispensabile essere tempestivi nei momenti dell’emergenza, ma altrettanto importante è continuare a vigilare sulle esigenze delle comunità anche quando la fase più critica sembra essere passata», ha ricordato Mario Cifiello, Presidente di Coop Alleanza 3.0, mentre Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop, ha sottolineato l’importanza di sostenere «progetti che tengano conto delle evoluzioni climatiche e dell’impatto che si sta determinando sulle nostre colture puntando su un aumento delle varietà e su una maggiore capacità di resistenza alle avversità».

«È ANCHE UNO STIMOLO A CAMBIARE modo di produrre, una sfida che accettiamo» ha puntualizzato il Presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi, il quale si è unito alle altre voci per ricordare che il reparto agricolo è ancora in attesa dei ristori da parte dell’ente statale: «Non possiamo permetterci che lo Stato dimentichi ciò che è accaduto: noi continuiamo a fidarci della promessa di garantire ad imprese e cittadini il 100% dei ristori e la totale messa in sicurezza idrogeologica dei territori».

QUASI 700 MILA EURO DELLA RACCOLTA fondi avvenuta grazie alla raccolta fondi del sistema Coop verranno inoltre destinati alla riqualificazione di aree verdi e parchi giochi nei comuni di Conselice, Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Faenza, Meldola, Forlì e Cesena, dove verranno anche recuperati gli orti sociali. Gli investimenti contribuiranno quindi anche a restituire spazi di quartiere alle comunità, come l’area adiacente al quartiere Vivaldi a Conselice, quella della frazione di Fruges, quasi completamente allagata, nel comune di Massa Lombarda o i parchi di via Giusti e via Ungaretti a Villanova: forse non beni di prima necessità ma sicuramente importanti nella ricostruzione di un tessuto sociale ancora in fase di riassestamento.

NON SOLO IN PIANURA, MA ANCHE nella zona meno raccontata dell’alluvione, ma allo stesso modo ancora non risolta: l’Appennino. Qui le oltre 360 grandi frane hanno lasciato un territorio ferito, dove ancora oggi in alcuni punti le strade permangono interrotte e che le comunità stanno faticosamente ricostruendo grazie alla solidarietà. I fondi Coop andranno al ripristino di sentieri in particolare nella zona di Marzabotto e del parco storico di Monte Sole. Una terza parte poi, interesserà invece i dipendenti di Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno che hanno subìto danni in prima persona e ai quali i colleghi hanno già offerto non denaro, ma un aiuto concreto tradotto in ferie donate grazie alle quali hanno potuto fare fronte alla difficoltà della contingenza. «I danni dell’alluvione hanno evidenziato la fragilità dell’Appennino Bolognese. Questa dura prova ha però fatto reagire e compattare la popolazione e il tessuto economico sociale, che anche noi rappresentiamo» ha affermato Andrea Mascherini, Presidente di Coop Reno.