Dal 2015 l’otto dicembre è la giornata internazionale di lotta (dallo slogan «Io L’otto») contro le grandi opere inutili dannose e imposte. Quest’anno sono previste manifestazioni e sit-in a Brindisi, Sulmona, Colfiorito, Apecchio-Città di Castello e Forlì, lungo la dorsale appenninica, dalla Puglia all’Emilia Romagna, dove pende l’imminente costruzione del mega gasdotto Snam Linea Adriatica.

In tutto da costruire restano 430 km, da Sulmona a Minerbio, lungo le aree più altamente sismiche del Paese, già ferite dai terremoti dell’Aquila e di Umbria e Marche, ma anche su zone a rischio idrogeologico, colpite da alluvioni e frane recenti. Organizzano le mobilitazioni la Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, il movimento No Tap, la Rete No Rigass No Gnl, No Hub e i Comitati No Tubo delle varie regioni.

«I danni all’ecosistema in molti casi saranno irreversibili – spiega Mario Pizzola, storico attivista dei comitati di Sulmona. – Si calcola che per la realizzazione del metanodotto, e per le relative piste di accesso in montagna, dovranno essere abbattuti milioni di alberi. Tutto per un progetto obsoleto, inutile, concepito nel 2005 quando si consumavano 86,3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre siamo scesi nel 2022 a 68,5 miliardi di metri cubi e siamo in costante calo anche quest’anno. Il governo Meloni però continua ad assecondare i desiderata della Snam e dell’Eni, con il “Piano Mattei”, in base al quale l’Italia dovrebbe diventare Hub del gas, per esportarlo verso il centro e nord Europa. Alle multinazionali fanno gola i 2 miliardi e 500 milioni di euro dell’appalto, ma il cui costo verrà pagato dai cittadini attraverso la bolletta energetica per i prossimi 40/50 anni (durata dell’ammortamento dell’opera)».

A Forlì confluiscono cittadine e cittadini alluvionati della Romagna che subito dopo l’alluvione di maggio si sono visti arrivare lettere di esproprio dalla Snam, e rischiano di vedere distrutto quello che si è salvato dall’alluvione: dalle vigne, ai campi coltivati, al boschetto con centro di recupero per animali nel forlivese, creato da una giovane coppia, tutto sarà attraversato e sbancato dal metanodotto.

A Sulmona, «l’area in cui dovrebbe sorgere la centrale di compressione è un importante corridoio faunistico dove è documentata la presenza dell’Orso bruno marsicano, specie protetta e ad altissimo rischio di estinzione. Il metanodotto interferisce con diverse aree di valore archeologico e storico, ed è a rischio di incidenti rilevanti, diverse esplosioni di gasdotti si sono verificate nel corso degli anni, svalutando le case di chi ci abita vicino» conclude Mario Pizzola.

Si terrà un sitin anche a Brindisi, contro il deposito Gnl Edison e il nuovo gasdotto di 40 km (Matagiola-Masseria Manampola) che, per collegare la Tap alla Linea Adriatica, estirperà circa 6.000 ulivi.
Comitati e associazioni promettono battaglie anche legali, in quanto la Valutazione di Impatto Ambientale dei vari “pezzi” è ormai scaduta, e servono nuovi studi sismici approfonditi lungo tutto il tracciato del metanodotto.