Cultura

Contro la gabbia del genere: la nuova vita di Romeo, Måns e Little girl

Contro la gabbia del genere: la nuova vita di Romeo, Måns e Little girlda Grande Bro, di Alice Keller

SCAFFALE YOUNG A proposito dei libri di Lisa Balavoine, Jenny Jägerfeld e Alice Keller. Un percorso di letture, dall'Italia alla Francia e alla Svezia

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 giugno 2024

«Oh Romeo, Romeo, Perché sei tu Romeo?». A questa domanda Romeo non sa rispondere: la madre gli ha dato quel nome senza nemmeno aver letto Shakespeare, ignara della sua fine tragica.
Michelle, invece, non è più Michelle. E neppure Michi. Adesso si chiama Måns: del suo nome di battesimo è rimasta solo l’iniziale, che guarda caso è la stessa di Mikkel, il suo nuovo amico, e di Malmö, il luogo dove si svolge la storia. Di Little girl, come la chiama una ragazza tedesca cogliendone inavvertitamente il segreto, non conosciamo il nome se non al termine della storia.
Romeo, Måns e Little girl sono le voci narranti di tre bellissimi romanzi young adult: Il ragazzo è quasi niente della francese Lisa Balavoine (Terre di mezzo, pp. 248, euro 15), Grande, Bro! della svedese Jenny Jägerfeld (Iperborea, pp. 128, euro 14: ha vinto il premio Andersen per letture oltre i dodici anni) e Little girl dell’italiana Alice Keller (Bompiani, pp.112, euro 14).

STILISTICAMENTE molto differenti tra di loro, ma tutti volti a scandagliare le questioni di genere, portando alla luce la sofferenza ma anche l’incredibile consapevolezza, nonostante la giovane età dei protagonisti, di chi si sente ingabbiato negli stereotipi di genere come il sedicenne Romeo e di chi non si identifica in quello di nascita, come i dodicenni Måns e Little girl. Romeo, che all’inizio della storia troviamo misteriosamente in coma in una camera d’ospedale, quasi si fosse compiuto il destino tragico racchiuso nel suo nome, ha capito subito che se nasci maschio «devi tacere le domande, le fragilità, i dubbi». Balavoine ripercorre a ritroso i pensieri, i sogni e i desideri del suo protagonista affidandoli al verso libero: la poesia, come la musica, onnipresente nel libro, si presta ad afferrare tutti i moti dell’anima, trasformando Il ragazzo è quasi niente in un vero e proprio canto.
Ironica, a tratti irriverente, è la voce che Jenny Jägerfeld sceglie per Måns, scrivendo un romanzo insieme esilarante e commovente; la semplicità disarmante con cui il protagonista parla di sé non fa che confermare che la sofferenza maggiore viene dall’incapacità degli adulti, in primis dei familiari, di accettare il cambiamento.

SE PER LA NONNA la scelta del nipote di farsi chiamare Måns è una fase e una moda, per il padre è un peso insopportabile sul petto; solo la madre è capace di accogliere questa trasformazione, forse aiutata dal suo lavoro di doppiatrice di cartoni animati che le consente di esplorare continuamente nuove voci epunti di vista. Più complessa è la reazione di Mikkel di fronte all’esistenza di Michelle, ma le parole dirette di Måns sapranno ricucire lo strappo in nome della loro fratellanza: «Loro pensano che sia una femmina, e forse non li si può biasimare, perché sono nato con la vagina. E lo so che è insolito, per un maschio. Però credimi: io sono un maschio. Sono Måns. E sono anche altre cose».
«Chi sono io fuori? Chi sono io dentro?», si domanda Little girl. Durante l’estate, stagione per eccellenza della sospensione e della scoperta, come accade anche in Grande, bro!, in un campeggio immerso nella pineta, Little girl trova il coraggio di intraprendere un viaggio dentro e fuori il proprio corpo, di tuffarsi in piscina (ma non solo) e trasformarsi, complice anche la misteriosa Anna, un’adulta un po’ diversa dal solito, capace di fare magie con i vestiti.

CON UNA LINGUA SECCA e insieme poetica, non solo per i versi che interrompono il succedersi dei capitoli dilatando il tempo della storia, ma per il lirismo a cui la prosa di Keller ci ha abituato già nei romanzi precedenti, la scrittrice affronta le questioni di genere con grande delicatezza, trovando parole esatte e autentiche. Del resto, come osserva l’autrice accompagnando il viaggio della sua protagonista con quello dell’anguilla che non ha organi sessuali finché non parte per il Mare dei Sargassi, «ci sono anguille che cominciano il viaggio a pochi anni, altre che ne aspettano sessanta, altre che non partiranno e per tutta la vita resteranno né maschi né femmine, soltanto anguille gialle».

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