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Contro il virus precettata anche la sanità privata

Contro il virus precettata anche la sanità privataMedici in reparto

Decreto Cura Italia Per fronteggiare l'emergenza, oltre a quelle militari anche le strutture sanitarie private, accreditate e non, in caso di bisogno devono mettere a disposizione il personale sanitario, i locali e le apparecchiature.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 17 marzo 2020

Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, oltre a quelle militari anche le strutture sanitarie private, accreditate e non, devono mettere a disposizione il personale sanitario, i locali e le apparecchiature. La precettazione è messa nero su bianco nel “decreto cura Italia” approvato ieri pomeriggio dal governo. Quindi anche i privati non convenzionati hanno l’obbligo di prestare, naturalmente pagati con quella che viene definita una “indennità di requisizione”, personale e strutture al Servizio sanitario nazionale.

La ratio del provvedimento sta nel fatto le Regioni devono raggiungere l’obiettivo dell’aumento del 50% dei posti letto in terapia intensiva, e del raddoppio dei posti letto nelle unità operative di malattie infettive. Di qui la possibilità di sottoscrivere contratti anche con strutture private non accreditate col Ssn. Anche trascurando, vista l’emergenza, il fatto che non abbiano i requisiti abitualmente richiesti. Del resto questo è già accaduto nelle regioni del nord del paese più colpite dal coronavirus, dove sono stati stipulati contratti e convenzioni con molte cliniche che si erano subito dette disposte a collaborare.

Sui nuovi contratti “in deroga ai tetti di spesa” e più in generale sull’intera operazione, valutata intorno ai 2,5 miliardi, vigilerà un commissario straordinario, insieme alla Protezione Civile. Il provvedimento, va da sé, vale anche per quelle Regioni che al momento non stanno subendo la straordinaria emergenza della Lombardia, e che in caso di un aumento esponenziale di pazienti colpiti dal coronavirus potranno attivare le procedure necessarie.

Per fortuna, prendendo ad esempio la Toscana, al momento questa possibilità non è ancora all’ordine del giorno per tutti. In questa regione i numeri sono più bassi che nel settentrione: sono 85 i nuovi casi positivi ieri, per un totale di 866 contagiati dall’inizio dell’emergenza, con sette guarigioni virali, cinque guarigioni cliniche e 14 decessi di persone fra i 70 e 98 anni, affette da più patologie. Inoltre alla disponibilità iniziale di posti letto, 209 di malattie infettive e 447 di terapia intensiva e sub-intensiva, sono stati aggiunti altri 225 posti di terapia intensiva. “Fra questi, la particolarità di 74 nuovi posti – spiega il presidente toscano Enrico Rossi – è che per gran parte sono possibili grazie ai grandi investimenti fatti sulle strutture che consentono di avere posti letto con un’alta strumentazione, e sono facilmente trasformabili in terapie intensive”. Infine ci sono circa 200 sale operatorie utilizzabili anch’esse come terapie intensive.

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