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Contraccettivi, tegola sull’Obamacare

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Usa La Corte Suprema: le aziende private non saranno obbligate a pagare la copertura assicurativa per gli anticoncezionali

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 luglio 2014

«Le corporation sono persone» è una delle tante affermazioni infelici che hanno contribuito ad affossare le aspirazioni presidenziali di Mitt Romney. E’ anche il ragionamento dietro all’attesissima sentenza con cui la Corte Suprema, ieri, ha bocciato la porzione della legge sulla sanità che obbliga le aziende a includere gli anticoncezionali nel pacchetto assicurativo dei loro dipendenti. Secondo la decisione della Corte, che ha visto i giudici conservatori nettamente schierati contro i liberal con una maggioranza di cinque contro quattro, alcune aziende private potranno invocare il diritto alla libertà di religione per essere esentate dall’obbligo di includere i contraccettivi nel loro piano assicurativo.

La sentenza – che intacca una delle disposizioni importanti di Obamacare – è il risultato di un’azione legale sporta dalla catena di negozi d’artigianato Hobby Lobby (un’azienda di circa tredicimila dipendenti, di proprietà di una famiglia di cristiani evangelici) e dai fabbricanti di mobili in legno Conestoga Wood Specialties (una piccola falegnameria della Pennsylvania i cui padroni sono cristiani mennoniti). Entrambe le aziende sostengono di operare «secondo principi religiosi» e, nel parere della maggioranza, firmato da uno dei giudici più reazionari dalla Corte, Samuel Alito, il governo non ha il diritto di obbligarle a contraddire tali principi fornendo la copertura per certi tipi di anticoncezionali, come per esempio la pillola del giorno dopo.

La sentenza è una grossa vittoria per gli oppositori di Obamacare che, venuta meno la plausibilità di una revoca vera e propria della legge sulla sanità così faticosamente varata da Barack Obama, stanno aggressivamente lavorando per indebolirla. Apre infatti uno spiraglio per cui la copertura di altri trattamenti medici (per esempio l’anestesia o la trasfusione) potrà essere messa in dubbio per questioni di credo religioso.

A pochi mesi di distanza dalla elezioni di mid term, la sentenza è anche benzina sul fuoco di chi sostiene che l’amministrazione Obama sta sistematicamente limitando le libertà dei cittadini, al punto di richiedere un intervento del massimo tribunale del Paese.

Ma, come hanno notato tutti i giudici dissenzienti (gruppo di cui fanno parte le tre donne della Corte) la sentenza va ben aldilà di un nuovo mal di testa per il presidente. Come espresso nel parere contrario, «apre infatti la strada alla possibilità che una compagnia possa essere esentata da ogni sorta di doveri legali (ad accezione di quelli fiscali) sulla base di principi religiosi». L’obbligo alla copertura assicurativa degli anticoncezionali è una componente di Obamacare vista con favore dalla maggioranza dell’opinione pubblica Usa, ma ironicamente anche una di quelle più prese di mira dagli oppositori della legge. Obama, infatti, aveva già concesso delle esenzioni a Chiese e organizzazioni religiose non profit. Ma non a delle aziende private.

Questa è la prima volta che la Corte Suprema americana accorda a una corporation il diritto di dichiarare un credo religioso. Si tratta anche di una decisione che, dal punto di vista del ragionamento legale, è agghiacciantemente coerente con Citizien United, la sentenza miliare che, nel 2010, ha liberalizzato quasi del tutto i contributi elettorali delle corporation sulla base del loro diritto alla libertà di parola.

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