Conte rilancia sui temi: «Chiediamo risposte chiare»
Ave Mario Il leader media tra le diverse anime e non esclude la rottura. Ora la palla passa a Draghi
Ave Mario Il leader media tra le diverse anime e non esclude la rottura. Ora la palla passa a Draghi
Si accende, a fatica, un barlume di mediazione politica per la ricomposizione della maggioranza. Non è affatto scontato: in serata Giuseppe Conte manda questo messaggio a Mario Draghi: «Non potremo condividere alcuna responsabilità di governo se non ci sarà chiarezza sui punti del documento che gli abbiamo consegnato. E se non ci sarà indicazione concreta sulla prospettiva di risoluzione di quelle questioni».
Non si sa se è abbastanza, di sicuro serve ad arrivare alla giornata di mercoledì prossimo, quando il premier si presenterà prima al Senato e poi alla Camera, con il premier dimissionario ma il M5S che ha scelto di essere della partita.
PRIMA CHE Conte si esprima, passa un’altra giornata di riunioni, vertici e messaggi incrociati. Un sabato di assemblee convocate, sconvocate e poi spostate. L’impressione è che dentro le stanze del M5S continuano ad agire come se il loro posizionamento fosse l’unica variabile determinante nella crisi che si è aperta ormai da quattro giorni.
COSÌ, MENTRE la maggioranza sembra cadere a pezzi, Conte raduna ancora i quattordici membri del Consiglio nazionale ristretto.
Il primo a lanciare un sasso nello stagno è Federico D’Incà, che nelle sua veste di ministro dei rapporti col parlamento invia ai giornalisti una nota che descrive per punti lo scenario «estremamente critico» che si aprirebbe se dovesse cadere il governo: i decreti legge che devono passare dalle camere, è l’allarme di d’Incà, potrebbero subire uno stop e le «riforme abilitanti per raggiungere gli obiettivi del Pnrr entro dicembre 2022» potrebbero saltare.
Si parla di un voto sulla piattaforma Sky Vote: motivi tecnici e di regolamento impongono che per arrivare in tempo utile per la seduta parlamentare di mercoledì dovrebbe essere convocato entro domattina. Dai vertici smentiscono: «Nessuna consultazione».
PER IL POMERIGGIO è attesa l’assemblea dei deputati, che la colomba Davide Crippa aveva convocato il giorno precedente. Una scelta che era stata considerata di rottura: gli eletti a Montecitorio avrebbero potuto marcare una differenza rispetto alle scelte dei vertici e dei senatori.
Tutto viene inglobato però in un’altra assemblea congiunta tra deputati e senatori fissata per la sera, il che sembra testimoniare un tentativo di distensione. Nel frattempo, dalla sede di via Campo Marzio trapela la voce che i fautori del dialogo sarebbero riusciti a far passare la loro linea: nessuna rottura né tantomeno ritiro dei ministri («A meno che non ce lo chieda espressamente Draghi» dice Stefano Patuanelli).
DUNQUE, IL M5S andrà in aula ad ascoltare il presidente del consiglio e valutare se ci sono «risposte chiare sui temi che abbiamo posto» e di conseguenza rinnovare la fiducia. Prima, Conte sente il bisogno di ribadire che i 5 Stelle non hanno mai tecnicamente tolto la fiducia al governo. «Abbiamo spiegato al premier che non volevamo esprimere contrarietà alla fiducia ma difendere la nostra dignità dopo che tutte le nostre richieste erano state respinte – dice finalmente Conte – In questi giorni non abbiamo fatto nessun ricatto, piuttosto lo abbiamo subito».
Poi racconta di essere rimasto spiazzato dalle dimissioni di Draghi. «Confidavamo che potesse optare per una scelta diversa, ma la nostra mancata partecipazione è stata presa come rottura del patto di fiducia – prosegue – Ne prendiamo atto, così come noi ci prendiamo le nostre responsabilità così come lo farà anche il presidente del consiglio».
Il flusso del ragionamento di Conte segue ancora l’andamento che ha prodotto l’ambivalenza di queste giornate, il dilemma tra svolta e rottura viene declinato alternando formule concilianti a giudizi netti: «Siamo consapevoli che essere in una maggioranza così larga significa accettare compromessi – sostiene l’avvocato – Ma abbiamo chiarito fin dall’inizio che non siamo disponibili a rinunciare ai nostri principi: transizione ecologica e digitale, giustizia sociale, difesa della legalità».
INFINE INVOCA «risposte chiare». Altrimenti, dice Conte, alludendo a un appoggio esterno, «ci sentiremo liberi, sereni ma ancora più responsabili se possibili di votare di volta in volta quel che serve al paese e ai cittadini. Favorendo senza alcuna contropartita politica tutte le misure utili a provvedere ai bisogni di cittadini e imprese».
A Draghi la prossima mossa.
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