Conte prova a rassicurare ma i mercati non gli credono
Gli echi della crisi di Ankara Il pericolo che la fuga di capitali che sta mettendo in ginocchio la Turchia, possa avere una replica in Italia, con conseguente esplosione dello spread, deve aver messo in grande agitazione il governo Lega-M5S. Riunione a palazzo Chigi con Tria e i vice: «Ridurremo il debito». Borsa giù, spread fermo
Gli echi della crisi di Ankara Il pericolo che la fuga di capitali che sta mettendo in ginocchio la Turchia, possa avere una replica in Italia, con conseguente esplosione dello spread, deve aver messo in grande agitazione il governo Lega-M5S. Riunione a palazzo Chigi con Tria e i vice: «Ridurremo il debito». Borsa giù, spread fermo
Lo spettro del contagio finanziario è entrata nelle stanze di palazzo Chigi. Il pericolo che la fuga di capitali che sta mettendo in ginocchio la Turchia, possa avere una replica in Italia, con conseguente esplosione dello spread, deve aver messo in grande agitazione il governo Lega-M5S. Alla fine di una delle tante giornate convulse il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i vice presidenti del consiglio Luigi di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’economia Giovanni Tria, spaventati dalle voci di un possibile attacco concentrico di speculatori e investitori hanno pensato bene di improvvisare un vertice di governo via telefono per tranquillizzare la comunità finanziaria.
In un comunicato diffuso a mercati chiusi si legge che l’esecutivo è pronto a perseguire «gli obiettivi programmatici del governo» conciliandoli «con la stabilità delle finanze pubbliche ed in particolare la continuazione del percorso di riduzione del rapporto debito/Pil». Questo il messaggio uscito dal contatto telefonico congiunto che si è tenuto ieri tra il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due capi di Lega e M5S e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria. Il Presidente del Consiglio e i ministri, si legge ancora nella nota di palazzo Chigi, hanno «esaminato il quadro macroeconomico e hanno condiviso il lavoro in corso per la definizione dei dettagli del quadro programmatico che verrà presentato a settembre e già deciso nel precedente incontro nelle sue linee generali». E’ evidente il riferimento esplicito al rapporto deficit/Pil in relazione a Flat-Tax e Reddito di cittadinanza, i due pilastri del governo giallo verde che difficilmente potranno essere realizzati senza sforare il deficit.
Ma le Borse europee non si fidano né della momentanea ripresa della lira turca né delle rassicurazioni del governo italiano. Le borse del vecchio continente hanno chiuso negative, nonostante il rimbalzo della lira turca, che ha recuperato il 5% nei confronti del dollaro e dell’euro, e la buona performance della borsa di Istanbul, in rialzo dello 0,79%. Al termine delle contrattazioni Londra segnava una flessione dello 0,40% e Parigi dello 0,16%, mentre Francoforte chiudeva invariata. A Milano il Ftse Mib ha ceduto lo 0,30% a 20.906 punti, mentre lo spread Btp-Bund decennali è sceso a quota 271 punti ma all’inizio della giornata sembrava dovesse stare attorno ai 260. Giornata difficile a Piazza Affari per le società autostradali dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Atlantia, il gruppo che gestisce infrastrutture autostradali e aeroportuali e che controlla Autostrade per l’Italia, cede il 5,74%. Un’altra controllata del gruppo, Autostrade Meridionali, perde lo 0,37%%, mentre Sias, holding autostradale del gruppo Gavio, cede il 3,38% e Astm il 4,31%. Male anche Mediaset (-5,74%) dopo un report negativo. La scia della Turchia ha di nuovo colpito le banche con ribassi oltre i due punti percentuali per Unicredit, Banco Bpm e Mediobanca. Sempre nel settore bancario Ubi Banca perde l’1,53% e Intesa Sanpaolo lo 0,89%. Toniche Saipem (+3,86%) e Unipol (+4%). Rialzi sopra il punto percentuale per Unipolsai, Leonardo, Finecobank e Poste Italiane.
La grande diffidenza è dovuta anche al fatto che il 31 di agosto e il 7 settembre le due principali società di rating, Fitch e Moody’s, valuteranno il debito italiano e le prospettive della nostra economia. Se ci fosse un giudizio negativo, come sembra, i nostri titoli di Stato si trasformerebbero in titoli spazzatura e la Bce non potrebbe piu’ acquistare l’ultima tranche dei nostri titoli con effetti rischiosi sullo spread.
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