Conte parla da nuovo leader. Ma il M5S sembra un labirinto
Prigionieri della rete Non si sa ancora come uscire dal caos delle regole grilline dopo la rottura con Rousseau
Prigionieri della rete Non si sa ancora come uscire dal caos delle regole grilline dopo la rottura con Rousseau
Nel giorno in cui Mario Draghi presenta il Pnrr alla camera, Giuseppe Conte torna a esternare utilizzando i suoi (seguitissimi) canali social. Lo fa per difendere scelte che a prima vista, dice, potrebbero sembrare «impopolari» e che sono «poco adatte a chi in tempi di pandemia preferisce guardare alle tabelle dei consensi». Un altro segnale di inversione di tendenza per il leader che vuole tagliare i ponti con il Movimento 5 Stelle di opposizione e che cerca di posizionarsi sul fronte governativo e moderato.
FINO A POCHI giorni fa una scelta del genere avrebbe rappresentato un ulteriore elemento di stabilizzazione per il M5S in cerca di approdi. Per un motivo molto semplice: ad aprire l’ombrello sulla testa di Conte e a fare da cinghia di trasmissione tra gli eletti e l’ex presidente del consiglio c’era il garante Beppe Grillo. Il quale adesso ha altro a cui pensare, e oltretutto non suona più come garanzia di affidabilità governista. Lo hanno capito i 5 Stelle più pragmatici. Uno di essi, il sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri, utilizza parole che a ben vedere suonano come durissime perché sembrano liquidare il co-fondatore e dubitare della sua stessa lucidità dopo il messaggio di appoggio al figlio indagato per stupro. «Beppe Grillo che conosco io non avrebbe mai fatto quel video – dice Cancelleri – Mi spiace per lui, è evidente che si trova in un momento di grande pressione anche familiare, più che disperato mi è apparso esasperato. Purtroppo ha sbagliato in quel commento sui tempi della denuncia. Non si possono contare i minuti quando si tratta di una donna violentata». E poi il colpo finale sul ruolo politico di Grillo: «Questa vicenda non ha nulla a che fare con la politica, il M5S ha preso tra l’altro una posizione chiara».
MA SE L’UOMO che di fatto ha convinto i parlamentari del M5S a votare la fiducia a questo governo, sfidando il paradosso nel sostenere che «Draghi è un grillino» subisce una specie di interdizione e se le sue esternazioni, quelle che hanno rappresentato il metronomo dell’evoluzione del M5S, vengono relegate alla sfera delle difficoltà personali questo potrebbe diventare un problema per Conte. Il nuovo leader esterna, prende parola, si espone nella trattativa tra le forze di maggioranza ma ancora formalmente non è neppure iscritto al M5S. Per farlo, udite udite, dovrebbe iscriversi alla piattaforma Rousseau. Ieri proprio la struttura gestita da Davide Casaleggio ha compiuto un altro passo di allontanamento dal Movimento 5 Stelle, congedando i referenti tematici (che erano tutti del M5S, a partire da Paola Taverna e Manlio Di Stefano) e annunciando che da ora in poi queste figure non dovranno appartenere a quella forza politica. È un passaggio poco più che simbolico, visto che questi referenti avrebbero dovuto coordinare il processo di creazione legislativa dal basso che come è noto Rousseau e il M5S hanno praticato pochissimo. È un pezzo di questa condizione schizofrenica. Il M5S per incoronare Conte deve cambiare lo statuto, ma per farlo deve interpellare gli iscritti. I cui elenchi sono in mano all’associazione Rousseau, che ha garantito che li consegnerà in mano al prossimo vertice legittimo. Solo che, appunto, quel vertice sic rebus stantibus non può essere nominato senza la collaborazione della piattaforma telematica.
LA SOLUZIONE potrebbe essere la nomina di un comitato direttivo, l’ormai famigerata «leadership collegiale» che era stata accolta a grande maggioranza agli Stati generali dello scorso novembre. Ma a questo punto sorgerebbe il dubbio che questa direzione sia disposta poi davvero a fungere da ponte per una leadership individuale di Conte e a cedergli pieni poteri. L’ultimo capo politico che il M5S ha avuto, Luigi Di Maio, si dimise perché sentiva di non godere della piena fiducia dei tanti parlamentari grillini. Da quando Conte (e Grillo) hanno ripreso le redini del M5S si è assistito ad un processo di ri-centralizzazione dei poteri decisivi nel M5S. Non è detto che deputati e senatori siano disposti ad assecondare questa tendenza. Specie dopo il caos degli ultimi eventi.
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