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Conte ottiene il rinvio dell’esame. Ma poi rinuncia al concorso

Conte ottiene il rinvio dell’esame. Ma poi rinuncia al concorsoGiuseppe Conte – LaPresse

la cattedra alla Sapienza Il premier aveva solo chiesto di far slittare la prova d’inglese. Alla fine il passo indietro

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 11 settembre 2018

Una presunta retromarcia che invece, come appurato da Politico.eu, era stata solo una frenata: la richiesta, cioè, di rinviare la prova di inglese del concorso per la cattedra di Diritto privato alla Sapienza, lasciata libera dal suo mentore Guido Alpa. Poi, dopo una nuova giornata di polemiche, la rinuncia definitiva. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte lo dice in serata durante una diretta Facebook: «Nessun conflitto di interessi, rinuncio alla cattedra esclusivamente per una sensibilità personale».

«Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda» per la cattedra, aveva dichiarato Conte. E invece quando ieri mattina gli altri due candidati, Giovanni Perlingeri e Mauro Orlandi, si sono presentati all’esame di inglese, si sono sentiti chiedere se volessero sostenerlo subito o aspettare il terzo candidato – l’attuale premier – che appunto aveva chiesto un rinvio per motivi istituzionali. I due hanno optato per il rinvio ma chiedendo che fosse messa a verbale la possibilità di una valutazione di legittimità dello spostamento della prova.

«Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva?», titolava sabato il New York Times. Scriveva Jason Horowitz: «La notizia che il signor Conte sta continuando a perseguire un lavoro di emergenza, nonostante sia diventato primo ministro della quarta economia d’Europa, non ha esattamente ispirato fiducia in un governo populista e anti-establishment che molti in Italia vedono come una grave minaccia per l’Unione europea. E il piano di riserva per un ritorno all’Università di Conte è solo l’ultimo episodio di alcune settimane scomode per la coalizione di governo».

Alla fine Conte rinuncia, ma aggiunge: «Fatevene una ragione, il governo durerà cinque anni». E da palazzo Chigi si assicura che la decisione dell’avvocato è tutta farina del suo sacco e per carità, non c’è stata nessuna pressione da parte dei vicepremier: «Nessuno si è permesso di chiedere nulla», è la versione semiufficiale. Anzi, Conte «avrebbe potuto tranquillamente non rinunciare, l’ha fatto per ragioni personali».

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