Responsabili, la new entry è Vitali
Caccia alla maggioranza stabile L'ex sottosegretario alla giustizia di Berlusconi ha legato il suo nome alla fase delle leggi ad personam. Ieri ha scelto di lasciare Forza Italia per appoggiare Conte. E' il primo nuovo ingresso in maggioranza, il gruppo Europeisti-Maie oggi sale al Quirinale
Caccia alla maggioranza stabile L'ex sottosegretario alla giustizia di Berlusconi ha legato il suo nome alla fase delle leggi ad personam. Ieri ha scelto di lasciare Forza Italia per appoggiare Conte. E' il primo nuovo ingresso in maggioranza, il gruppo Europeisti-Maie oggi sale al Quirinale
È Luigi Vitali la prima new entry della maggioranza «solida» che Conte sta provando a costruire prima che cali il sipario sul suo tentativo di ricevere un altro incarico. Ex sottosegretario alla giustizia in due governi Berlusconi, Vitali ha legato il suo nome a un paio di quelle che furono chiamate leggi «ad personam», più tentate che portate a compimento, e ha successivamente declinato in chiave «garantista» questo suo impegno. Tanto che fino a l’altro ieri assicurava di non poter mai appoggiare una maggioranza che esprime Bonafede come ministro della giustizia. E invece ieri sera ha telefonato alla capogruppo di Forza Italia Bernini annunciando il suo passaggio con Conte, e poi ha scritto ai colleghi forzisti: «Ho preso la decisione di sostenere il professor Conte. Ho espresso sempre la mia perplessità sulla situazione attuale. È stato un onore lavorare con voi».
Il suo è il primo nome che si aggiunge al nuovo gruppo dei responsabili che proprio ieri è nato al senato. Composto, prima di lui, solo da senatori che il 19 gennaio scorso avevano già votato per Conte. Vitali, missino in gioventù ma poi berlusconiano della prima ora, aderirà verosimilmente al gruppo degli Europeisti-Maie-Centro democratico. Dal quale, all’ultimo momento dopo una lite sull’araldica della nuova formazione – un simbolo in più o in meno può decidere i destini delle prossime liste che devono altrimenti raccogliere le firme – si è sfilata la senatriceSandra Mastella, cioè la prima «responsabile» venuta fuori già da mesi. E così per battezzare il gruppo degli Europeisti-Maie-Centro democratico c’era stato bisogno di un innesto dal gruppo Pd, quello della senatrice Tatiana Rojc eletta in Friuli con i dem e rappresentante della minoranza linguistica slovena. Si mischia un po’ l’ordine degli addendi ma il risultato per Contee anche con l’aggiunta di Vitali resta fermo a meno sei o cinque voti dalla maggioranza assoluta (non contando i senatori a vita).
Nell’articolata denominazione del nuovo gruppo, la sigla che conta è quella del Maie (Movimento associativo italiani all’estero) che essendosi presentato alle elezioni 2018 e avendo avuto i suoi eletti (appunto, all’estero) ha potuto reclamare il diritto a costituire un nuovo gruppo come eccezione alle più stringenti nuove regole dello statuto del senato. Eletto all’estero, ma per Forza Italia, è il nuovo presidente del gruppo, il «reclutatore» Fantetti. Con lui anche i due ex di Fi che il 19 gennaio si sono aggiunti alla maggioranza di Conte, Causin e Mariarosaria Rossi. Poi ci sono altri due eletti all’estero, Cario e il sottosegretario agli esteri Merlo, più il nucleo di ex 5 Stelle: Marilotti, De Bonis, Buccarella e il senatore De Falco, che appena qualche giorno fa aveva fatto richiesta per costituire la componente di Centro democratico nel gruppo Misto. Richiesta ovviamente respinta, visto che il senatore nel frattempo ha lasciato il Misto per il nuovo gruppo. «A me interessa aver avuto una sorta di lettera di incarico da Bruno Tabacci che mi consente di essere delegato del Centro democratico al senato e di avere l’uso del simbolo politico», ha commentato De Falco.
La ragione di questo interesse risiede nel fatto che alla camera è quello – Centro democratico – il nome che assumerà il gruppo che sta costruendo un pezzetto alla volta Bruno Tabacci. Che proprio ieri è arrivato a quindici deputati con l’aggiunta di altre due elette con il M5S da tempo nel Misto: Piera Aiello e Alessandra Ermellino. Anche loro come gli altri tredici, però, hanno già votato la fiducia a Conte il 18 gennaio, dunque a Montecitorio il bilancio delle grandi manovre è più magro di quello di palazzo Madama dove almeno si è aggiunto Vitali.
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