Contagi, non tutte le regioni pronte per la fine lockdown
Guariti in aumento ma c’è preoccupazione. Uno studio sulle acque reflue rivela la circolazione del virus sul territorio
Guariti in aumento ma c’è preoccupazione. Uno studio sulle acque reflue rivela la circolazione del virus sul territorio
Nella giornata di ieri, sono state registrate 437 nuove vittime e ora i morti per Covid-19 sono 25085. Sono 3370 i nuovi contagi contabilizzati dalla Protezione Civile, cioè circa un migliaio in più rispetto solo a due giorni fa, quando erano scesi a 2256. I casi dall’inizio dell’epidemia sono saliti a 187327. Quelli “attivi” (cioè né morti né guariti) sono 107699, in calo (seppur di sole 10 unità) per il terzo giorno consecutivo. Di nuovo, a far diminuire i casi attualmente positivi non è stato il rallentamento del contagio ma il numero dei guariti che in un giorno sono stati quasi tremila. Nelle regioni, tornano oltre quota mille i nuovi casi registrati in Lombardia, e sono quasi 800 quelli del Piemonte. Nelle due regioni si concentra anche oltre la metà delle vittime di tutta Italia: 161 in Lombardia e 74 in Piemonte.
SE I NUMERI da un giorno all’altro salgono e scendono senza apparenti spiegazioni, calcolati su base settimanale i dati oscillano meno e danno informazioni più chiare. Il rallentamento del contagio c’è ma è ridotto. In una settimana, sia i casi che le vittime registrate negli ultimi sette giorni sono stati inferiori solo del 14% rispetto alla settimana precedente.
Le regioni non sono tutte nella stessa situazione. Dopo un mese e mezzo di lockdown, ci sono ancora molte regioni in cui il contagio accelera, in parte anche per l’aumento dei test effettuati. Succede in Piemonte (da 620 a 644 vittime giornaliere in media), Abruzzo, Basilicata, Umbria e Valle D’Aosta. La regione che in sette giorni ha visto crescere più lentamente i casi positivi è invece l’Umbria: dal 15 al 22 aprile, in nuovi casi sono stati solo 35 (+3%), cioè 5 al giorno in media.
LE VITTIME sono in crescita in Liguria, dove nell’ultima settimana i decessi sono stati 215 contro i 153 della settimana precedente (+40%), e in Veneto, passato da 204 a 241 morti (+18%). Anche nelle Marche, in Trentino-Alto Adige e in Puglia si registrano piccoli aumenti di vittime tra una settimana all’altra. Sui numeri assoluti dei decessi, ovviamente, domina la Lombardia. Nella regione più colpita, dal 15 aprile a oggi si rilevano ancora 194 vittime al giorno in media: sono meno delle 236 morti della settimana precedente, ma non abbastanza per ritenere chiusa l’emergenza.
Alla data prevista per la fine del lockdown (4 maggio) mancano meno di due settimane. A meno di miracoli, alla luce dei dati di oggi il ritorno alla vita normale avverrà con l’epidemia ancora in attività e questo preoccupa gli esperti. L’uscita dall’emergenza, ha scritto l’epidemiologo Rodolfo Saracci sul sito Scienza in Rete, «implica che il numero dei nuovi casi incidenti sia ridotto a fine fase 1 a qualche unità o decina giornaliera per regione». Se così non fosse, il controllo dell’epidemia rimarrà un miraggio: «Appare infatti problematico gestire, anche per una grande regione, il riconoscimento rapido di tutti i nuovi casi emergenti, il rintraccio dei contatti e la logistica della messa in isolamento se ogni giorno si aggiungono centinaia di casi».
ALL’ISTITUTO SUPERIORE di Sanità si studiano modalità innovative di misurare l’attività residua del focolaio italiano. In uno studio preliminare del reparto dedicato alla qualità dell’acqua e coordinato dalla biologa Giuseppina La Rosa, si dimostra che nelle acque di scarico di Roma e Milano è possibile rintracciare il coronavirus. «In 2 campioni raccolti nella rete fognaria della zona Occidentale e Centro-orientale di Milano è stata confermata la presenza di Rna del nuovo Coronavirus», spiega La Rosa. «Nel caso di Roma, lo stesso risultato positivo è stato riscontrato in tutti i campioni prelevati nell’area orientale della città». l’Iss ripeterà l’esperimento anche in altre regioni.
Analizzare le acque di scarico permette di rilevare rapidamente la circolazione del virus in una città e di far scattare l’allerta sanitaria. «È un risultato che non sorprende e non implica alcun rischio per la salute umana», chiarisce Luca Lucentini che dirige il Reparto di qualità dell’acqua dell’Istituto. «Il ciclo idrico integrato, cioè il processo che comprende potabilizzazione delle acque e sistemi di fognatura e depurazione, è certamente sicuro e controllato».
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