Consegne non rispettate, l’Ue fa causa ad AstraZeneca
Vaccini Lo scontro finisce in tribunale. A rischio i Paesi che dipendono dal programma Covax. L’azienda si difende: «Impegni onorati, azione legale infondata»
Vaccini Lo scontro finisce in tribunale. A rischio i Paesi che dipendono dal programma Covax. L’azienda si difende: «Impegni onorati, azione legale infondata»
La Commissione, con l’approvazione unanime dei 27 stati membri, ha avviato, venerdì scorso, una procedura giudiziaria contro AstraZeneca, per le forniture ridotte di vaccini rispetto al contratto firmato con la Ue. Bruxelles mette così in atto la minaccia evocata da settimane, dopo aver aperto il 19 marzo scorso una procedura di risoluzione di conflitti con AstraZeneca. Per la Commissione, «i termini del contratto, o parti di esso, non sono stati rispettati e la casa farmaceutica non è stata in grado di presentare una strategia affidabile per assicurare nei tempi previsti la consegna di dosi». AstraZeneca ha reagito ieri mattina, il produttore «si rammarica» per l’attacco in sede legale, assicura di aver «rispettato l’accordo di acquisti preventivi» e sottolinea che «si difenderà in tribunale»: «Crediamo che il conflitto sia senza oggetto e speriamo di risolvere la disputa il più presto possibile».
QUALE È L’OBIETTIVO DELLA UE? La commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, afferma che «la priorità è assicurare che le consegne di vaccini abbiano luogo per proteggere la salute dei cittadini». AstraZeneca fa uno sforzo in questo senso: la società promette 50 milioni di dosi entro fine aprile «in linea con le previsioni». Il contratto preventivo firmato tra la Ue, a nome dei 27, e AstraZeneca – che è stato reso noto settimane fa, ma con molte cancellature per garantire la segretezza degli affari – riguardava 300 milioni di dosi entro giugno. Ma entro fine marzo ne sono state consegnate solo 30 milioni (sulle 120 promesse) a cui dovrebbero aggiungersi altri 70 milioni entro fine giugno, che porta la fornitura a solo un terzo del dovuto. La Commissione per il momento non ha attivato l’opzione di acquisto di altri 100 milioni di dosi di AstraZeneca, anche perché il vaccino è stato al centro di polemiche e la fiducia della popolazione è incrinata. AstraZeneca è stato così riservato a una popolazione più anziana (più di 55 o 60-65 anni, a seconda dei paesi). La Danimarca lo ha bandito.
IL CONTRATTO con AstraZeneca è di diritto belga e sarà portato di fronte al tribunale di Bruxelles. I tempi giudiziari saranno lunghi, potrebbero prendere vari mesi. AstraZeneca ieri si è giustificata, evocando «problemi di produzione». La casa farmaceutica ricorda che «i vaccini sono difficili da produrre, come dimostrano le difficoltà di consegna che varie imprese stanno affrontando in Europa e nel mondo».
LA COMMISSIONE può chiedere un risarcimento oppure l’obbligo di rispettare i patti. Ma l’impegno di AstraZeneca per le consegne nel contratto con la Ue è stilato in termini vaghi, con l’impegno di fare un best reasonable effort, cioè buona volontà ma nessuna certezza. Ci sono differenze con il contenuto del contratto firmato con la Gran Bretagna, che conteneva maggiori vincoli per il produttore. Il conflitto con AstraZeneca, se si avvelena, rischia di avere ricadute negative anche per i paesi terzi, extra Ue e poveri, che dipendono dal programma di solidarietà Covax, di cui la Ue è il principale contributore. Questo vaccino è più facile da trasportare e ha un prezzo infinitamente più basso di Pfizer o Moderna.
IL CONFLITTO con AstraZeneca, in attesa di nuove omologazioni di vaccini dopo i quattro già accettati dall’Ema, arriva in un momento in cui le campagne di vaccinazione stanno accelerando nella Ue, ma senza precipitazione. Resta l’obiettivo della Ue di vaccinare almeno il 70% della popolazione adulta entro la fine estate, ma ci sono molte disparità tra paesi, si va da un tasso di vaccinati (almeno la prima dose) di più del 65% a Malta, alla Bulgaria con appena un po’ più del 9%, con un folto gruppo dalla Lituania alla Repubblica ceca e che comprende tutti i grandi paesi, tra il 33% e il 26% di vaccinati.
IN QUESTO CONTESTO, mercoledì il Parlamento europeo si esprime sulla proposta della Commissione già approvata dal Consiglio di istituire un green certificate per facilitare la ripresa della libera circolazione nella Ue, che permetterà di verificare che il viaggiatore è vaccinato oppure ha un test negativo o è immunizzato perché è stato malato. Il vantaggio del certificato dovrebbe essere di omologare le norme nella Ue, evitando il caos attuale di un accumulo di regole diverse. Ma restano seri problemi da risolvere, a cominciare dalla gratuità dei test, per evitare discriminazioni.
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