Pasolini non ha avuto paura di entrare in «Casa Pound». A differenza degli indegni epigoni del poeta americano, lo scrittore e regista volle separare la malattia senile dell’adesione al fascismo dalla potenza metafisica della sua poesia. Sono numerose le apparizioni di PPP nella televisione monocolore degli anni ’70. Compare difensivamente altero, quasi superbo. Nell’intervista ad Ezra Pound, invece, si presenta in modo molto diverso. Rispettoso, quasi in soggezione. Sono due grandi poeti a confronto, ma Pasolini attende dalle parole di Pound, come se fossero pronunciate da un oracolo, l’indicazione di una poesia nuova.

DELL’INCONTRO che si svolse a Venezia nel 1967 ne resta un testimonianza video nelle Teche della Rai. Meno note ma capaci di cogliere il punctum di un dialogo storico sono le fotografie scattate dal Vittorugo Contino, morto un anno fa a 95 anni. Pasolini/Pound. Scatti da un’intervista. Curata da Francesca Barbi Marinetti, è la mostra che si sta svolgendo fino al 6 novembre presso il polo museale di Conversano.
Si possono vedere anche gli schizzi che Pasolini (pittore, prima che poeta) fece durante l’intervista. Viene ricordato così tanto il centenario della nascita del poeta friulano, quanto i 50 anni della morte di Ezra Pound, a Venezia il primo novembre del 1972. La mostra fotografica è stata presentata con lo spettacolo teatrale Pasolini/Pound. Odi et amo di Leonardo Petrillo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

A FAR CONOSCERE i Canti Pisani a Pasolini fu Enzo Siciliano, come questi racconta in Vita di Pasolini. Chi il razzista? La lettura, però, fu folgorante. Non ci fu più ideologia a impedire il contatto tra due voci poetiche potentissime. Questa era la tragica verità. Sprofondati nella incalzante omologazione capitalistica, restava la poesia ha consentire il contatto tra due impavide solitudini, due invitte voci antagoniste.