Lavoro

Confindustria va in Fiat, atteso anche Renzi

Confindustria va in Fiat, atteso anche RenziSergio Marchionne – Reuters

Grugliasco Lo sciopero alla Maserati, il blitz di di Marchionne e i diritti sindacali che «sporcano» l’immagine dell’azienda

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 25 giugno 2014

Il 30 giugno prossimo la storica Unione industriale di Torino terrà la sua riunione annuale presso lo stabilimento Maserati di Grugliasco della Fiat-Chrysler. Gruppo che da alcuni anni non è più associato a Confindustria, ma ha mantenuto con l’Amma di Torino un contratto di collaborazione e assistenza con evidenti convenienze reciproche.

Negli scorsi giorni il neo governatore del Piemonte Chiamparino ha annunciato la possibile presenza del premier Renzi a questa assemblea degli imprenditori torinesi. Ma il 16 giugno 211 operai, secondo la Fiat, sono scesi in sciopero insieme alla Fiom-Cgil nella ex-Bertone chiedendo dopo molti sabati di straordinari, dopo l’annuncio di due settimane di ferie e nonostante l’annuncio dell’ arrivo di circa 500 operai sottratti alla Cig, per l’oramai cronico ritardo degli investimenti, dalla vicina Mirafiori, di affrontare l’incremento occupazionale e i temi della condizione e della organizzazione del lavoro magari scaglionando le ferie.

Gli scioperanti sono stati considerati un pericolo tale da meritare una lettera a tutti i dipendenti italiani della multinazionale apolide e un precipitoso rientro dell’amministratore delegato dagli Usa a Torino. Nella lettera, da anni uno strumento abituale di comunicazione diretta con i dipendenti del manager Fiat si dice che «gli episodi recenti, dovuti al comportamento di un’esigua minoranza, che hanno causato perdite produttive in un momento così delicato, non possono essere presi con leggerezza. Parlo direttamente a chi si è reso responsabile di questi episodi. Vi chiedo di riflettere sulla gravità delle conseguenze. Non sottovalutate l’effetto che le vostre azioni possono provocare». Continuando, poco oltre: «colpisce i vostri colleghi dello stabilimento, i fornitori sul territorio, ma a cascata si allarga anche a tutto il resto della comunità dei nostri lavoratori nel mondo».

A questa lettera si faceva seguire un immediato blocco dei 500 trasferimenti dalla cassa integrazione di Mirafiori al lavoro della Maserati. Insomma una “rappresaglia”. L’altro ieri l’improvviso rientro dagli Usa dell’ ad dei due mondi e l’incontro con le gerarchie di fabbrica, dai team leader in su, e i rappresentanti sindacali dei sindacati firmatari del contratto Fiat esculdendo i lavoratori che hanno scioperato, anche alla presenza del sindacato che li rappresenta la Fiom-Cgil. Un vero e proprio “apartheid” sindacale.

Dopo l’incontro si sbloccano i 500 cassa integrati di Mirafiori che da lunedì potranno finalmente ritornare a lavorare. Spesso Marchionne fà e disfà tutto da solo sottoponendo il paese e i lavoratori del gruppo Fiat in Italia ad uno stop and go logorante e insicuro. Questa volta però è forte il sospetto che l’improvviso cambio di passo sui 500 sia dovuto oltre che a esigenze produttive, ad evitare imbarazzi al possibile arrivo del premier a Grugliasco.

Se Renzi andrà a quell’incontro degli industriali torinesi in casa Fiat ha però l’occasione di far pesare sul serio quel 40,8% riconoscendo che gli scioperanti della Maserati sono suoi “alleati” perché vogliono più posti di lavoro stabili e più reddito, dove il lavoro c’è, anche nell’ auto visto che la Maserati si vende bene sui mercati, in un Italia dove la crisi distrugge lavoro e gonfia la disoccupazione. E potrà chiedere conto al impresa Fiat di ciò che è stato recentemente risposto da Venezia alle richieste salariali dei sindacati italiani “amici” e non.

L’ad ha detto «no profit, no money» aggiungendo per una volta sinceramente che «Fiat Auto in Europa non fa profitti», termine sobrio per dire che «perde quattrini in modo strutturale». Quindi «distribuire soldi senza guadagnarli significa aumentare i debiti». Sarebbe importante sapere come stanno le cose in termini di capacità produttiva italiana, prima che lo chiedano i nuovi investitori di Fca, in occasione dell’Ipo d’autunno, che Marchionne teme possa addirittura essere danneggiata da 211 operai in sciopero e da un loro possibile contagio viste anche, dove si lavora , le dure condizioni di fabbrica, non negoziabili ottenute negli accordi separati . Questo andrebbe conosciuto anche nell’ interesse del paese e di tutti i cittadini Italiani.

Infine, se in buona giornata, potrebbe anche dire che lo sciopero che si pagano sempre le lavoratrici e i lavoratori è una libertà costituzionale preziosa anche per l’impresa e le innovazioni, che non può essere cancellato da un idea di “guerra” permanente e globale tra multinazionali e prodotti , che arruolano loro malgrado lavoratrici, lavoratori e paesi, appellando chi dissente come un disertore perché in questo caso e la democrazia che stiamo abbandonando.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento