Economia

Confindustria «sociale»: Boccia attacca il governo ma non troppo e non tutto

Confindustria «sociale»: Boccia attacca il governo ma non troppo e non tuttoIl presidente di Confindustria Vincenzo Boccia all'Assemblea annuale a Roma – Foto Ansa

Industriali&Governo Per la sua ultima assemblea da presidente difende migranti e Europa Landini: lontani nel giudizio sui decreti sblocca-cantieri e crescita. Per la successione il lombardo Bonomi in netto vantaggio. Silenzio su Montante e Bonometti

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 23 maggio 2019

Il più applaudito è Mattarella, le bordate sono tutte per (l’assente) Salvini anche se qualcosa del governo – gli interventi di Conte e Di Maio sono accolti assai tiepidamente – viene salvato: decreto Sblocca-cantieri e decreto Crescita.

L’ultima assemblea da presidente di Vincenzo Boccia è per Confindustria un passaggio delicato davanti ad un governo considerato lontano sulle questioni sociali ma che si vuole avvicinare sulle questioni economiche. L’asse degli industriali vira verso nord: la priorità è la Tav e il prossimo presidente sarà con tutta probabilità il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ricomprendendo come eccezione la parentesi sudista del campano Boccia.

LA PLATEA DELL’AUDITORIUM parco della musica di Roma conosceva in anticipo – per i tanti spoiler fatti filtrare ad arte – cosa avrebbe detto Boccia. Ciononostante ha applaudito soprattutto i passaggi più sociali: «Frontiere aperte», «inclusione attiva dei migranti» con citazione di papa Francesco. Anche se il picco di decibel e durata è quando il presidente di Confindustria attacca la «politica dei like»: «la bulimia di consenso» che alimenta un «presentismo imperante». Per Boccia la politica deve riappropriarsi di «visione e coraggio» e tornare a «studiare, progettare, costruire»: la strada indicata è quella di un patto di unità nazionale con cui «governo e opposizioni collaborino tutti insieme» per una nuova politica «realista e pragmatica».

L’altra citazione è per il patto post bellico di Giuseppe Di Vittorio e Angelo Costa: «Avevano ben compreso che per creare lavoro, prima delle case, bisognava costruire le fabbriche. La certezza del futuro aveva mosso quella generazione».

«L’URGENZA» COMUNQUE rimane «riaprire i cantieri»: il «sì Tav» è scontato, meno l’accento sul «piano choc per piccole opere». Nella settimana delle Europee l’appello antisovranista – già lanciato assieme a Cgil, Cisl e Uil – è per «un’Europa più coesa e più forte che possa competere alla pari con giganti come Cina e Usa, e se qualcuno dice il contrario, deve dimostrare che esiste un modo credibile di difendere l’interesse nazionale italiano in un contesto diverso».

DELLA VISIONE COMUNE con i sindacati – racchiusa nel Patto della fabbrica non del tutto decollato – sono anche i passaggi sui giovani – «Creiamo le condizioni per un grande piano di inclusione giovani per fermarne la fuga all’estero» – e il puntare al taglio del cuneo fiscale – «ridurre il carico fiscale a vantaggio dei lavoratori» – con il corollario assai gradito a Cgil, Cisl e Uil della proposta di «eliminare il dumping contrattuale con una legge sulla rappresentanza» per individuare «con certezza» quale sia il contratto collettivo da prendere a riferimento per la retribuzione giusta», sebbene fatto passare assieme alla «detassazione e decontribuzione totale dei premi di risultato stipulati dalla contrattazione aziendale» per le imprese che lo applicano.

IL BANCO DI PROVA per il governo sarà la prossima legge di bilancio. Al momento si prospetta una manovra «imponente» per il 2020 «da almeno 32 miliardi di euro: dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori», preannuncia Boccia che rimane laico sull’aumento dell’Iva: «Non è chiaro come vogliano evitarlo».

La risposta non è arrivata né dal ministro dello Sviluppo né dal presidente del consiglio. Nel suo intervento Di Maio è rimasto abbottonato promettendo solo il confronto: «La nostra sfida più grande risiede nel dialogo costante e a volte nel compromesso. Un no assoluto e pregiudizievole non è nelle mie corde né per le infrastrutture». Giuseppe Conte invece ha cercato di rivendicare l’attenzione alla crescita, tanto richiesta dagli industriali: «L’Italia può farcela, ne siamo convinti. Con i prossimi provvedimenti in cantiere l’economia crescerà, anche gli istituti internazionali con noi più severi, come l’Ocse, hanno dovuto rivedere le stime in rialzo».

DA PARTE SINDACALE giudizio in chiaro scuro. Da Vienna dove è intervenuto al congresso della Confederazione sindacale europea (Ces) Maurizio Landini ha voluto subito commentare la relazione di Boccia partendo dagli aspetti positivi: «Ha certamente il pregio di sottolineare la rilevanza degli accordi sottoscritti, la necessità di pervenire a una legge sulla rappresentanza a partire dal recepimento delle intese sottoscritte unitariamente con tutte le parti sociali, di ridurre il carico fiscale sui lavoratori rafforzando il sistema di detrazioni fiscali, e – aggiungiamo noi – sui pensionati». Ma allo stesso tempo arrivano le critiche: «Il presidente di Confindustria, però, fa troppo affidamento sugli effetti presunti dei decreti crescita e sblocca cantieri, su cui il sindacato dà un giudizio negativo, e non tiene debitamente in conto le conseguenze sulla qualità del lavoro e sulla legalità», tanto che in tutta la relazione è stata completamente omessa la condanna dell’ex responsabile legalità Antonello Montante e le inchieste sull’ex candidato alla presidenza e attualmente presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.

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