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Confindustria contro Fontana: «Non chiudere le imprese»

Confindustria contro Fontana: «Non chiudere le imprese»

Lombardia Il sindaco Sala annuncia misure economiche a sostegno dei milanesi

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 marzo 2020

La lettera per Roma era partita mercoledì mattina presto: «Abbiamo inviato al governo le proposte concordate con i sindaci». Aspettando la risposta arrivata solo in serata, durante la giornata dal fronte lombardo sono stati messi sul tavolo i numeri, pesanti, della diffusione del Covid-19, in particolare dei positivi e degli ospedalizzati. Negli ultimi giorni è stato registrato un dato costante che fa spavento: 500 persone al giorno finiscono ricoverate per Covid-19 negli ospedali della Lombardia.

IL GOVERNATORE Attilio Fontana nelle sue richieste al governo aveva incassato l’appoggio dei sindaci lombardi e dei sindacati, ma non di Confindustria. Gli industriali lombardi si sono messi di traverso sulla chiusure delle imprese, l’accordo trovato con la Regione è stato per una riduzione dell’attività, ma decideranno gli industriali come e quanto. Per i sindacati è inaccettabile che siano gli industriali a decidere «chi può e chi non può chiudere e lavorare». Ma la facoltà di «autodeterminarsi» è finita scritta nella lettera inviata da Fontana a Conte, ora vedremo se sarà applicata tale e quale dalle disposizioni governative.

IL PRESIDENTE lombardo non ha convinto il capo degli industriali lombardi Marco Bonometti e neanche gli industriali a lui vicini. Si contano sulla punta di una mano le fabbriche chiuse, tra queste spicca il caso della Alfa Acciai di Brescia, mille operai, gli altiforni si sono spenti alle 22 di martedì sera su decisione della proprietà. Fim, Fiom e Uilm della Lombardia raccontano di luoghi di lavoro dove non vengono rispettate da parte delle aziende tutte le disposizioni di sicurezza governative. «Questa situazione genera grande paura e forti tensioni tra le persone e una diffusa e giustificata richiesta di astensione dal lavoro». Secondo i sindacati metalmeccanici si sono già verificate forme di auto-abbandono del lavoro, soprattutto tramite la messa in malattia. Stesso scenario raccontato anche dai metalmeccanici delle fabbriche milanesi.

LA CHIUSURA chiesta a Conte da Fontana non è la zona rossa del lodigiano presa a modello nei giorni scorsi, la chiusura totale, ma poco ci manca. Fontana ha chiesto la chiusura di tutte le attività commerciali ad eccezione di quelle relative ai servizi di pubblica utilità, ai servizi pubblici essenziali, alle edicole. La chiusura di bar, pub, ristoranti, centri commerciali, parrucchieri, alberghi, strutture ricettive. Chiusura di tutti i servizi terziari e professionali non di pubblica utilità. I trasporti pubblici continueranno a funzionare ma ridotti in funzione delle necessità.

POLITICAMENTE non c’è stato un fronte del nord compatto come forse Fontana avrebbe voluto, ma sia Piemonte che Veneto si sono detti favorevoli a maggiori restrizioni. L’Emilia Romagna, con il presidente Stefano Bonaccini, si era portata parzialmente avanti decidendo per la chiusura alle ore 18 di buona parte degli esercizi commerciali, allungata a tutto il giorno nel week end.

L’assessore alla sanità lombarda Giulio Gallera nel consueto punto pre-serale ha messo sul tavolo un dato poco raccontato fino ad ora ma molto pesante: negli ospedali lombardi ogni giorno vengono ospedalizzate 500 persone. 500 persone che hanno bisogno di cure e una parte di queste finisce in terapia intensiva. Sono 560 le persone ricoverate in terapia intensiva.

Di queste il 32% ha tra i 50 e i 64 anni. Il 38% tra 60 e 74, il 20% ha più di 75 anni, il 9% ha tra i 25 e i 49 anni, l’1% è nella fascia 18-24. In tutto i positivi al Covid-19 in Lombardia sono 7.280, più 1489 rispetto a ieri, quando però era stata registrata una crescita solo di 300 positivi perché da alcuni laboratori erano arrivati gli esiti dei solo in serata. «Dobbiamo rallentare la Lombardia per rallentare il virus» ha detto Gallera.

LA “LOCOMOTIVA D’ITALIA”, aspettando le decisioni governative, si era già fermata da sola, almeno per quanto riguarda il commercio. A Milano hanno chiuso i marchi storici e dell’alta moda, alcune grosse catene. Buona parte dei negozi non alimentari hanno abbassato le saracinesche, gli unici luoghi davvero frequentati da famiglie, single, bimbi e cani sono i parchi, dove il Comune manderà i vigili a verificare il rispetto del metro di distanza tra le persone.
In serata il sindaco Sala ha annunciato una serie di misure economiche per aiutare i milanesi. C’è l’esenzione per le prime tre rate del 2020 dal pagamento di tasse, contributi per gli asili e affitti delle case popolari. Ci sarà anche la sospensione dei provvedimenti sul divieto di circolazione dei diesel inquinanti Area B e di Area C appena verranno chiusi tutti i negozi come richiesto da Regione Lombardia al governo e la sospensione dei mercati rionali per lo stesso motivo.

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