Economia

Confartigianato: rischio di un’ecatombe di imprese

Confartigianato: rischio di un’ecatombe di impreseUn lavoratore in una piccola impresa – Foto Ap

Caro Bollette «Con le bollette 881mila piccole imprese chiudono, a rischio 3,5 milioni di lavoratori». Intanto Acciaierie di Sicilia si ferma 15 giorni

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 9 settembre 2022

I numeri – 3,5 milioni di posti di lavoro a rischio – sono certamente esagerati ad arte. Ma il grido di dolore è reale: «Rischiamo una ecatombe di imprese». Confartigianato, l’organizzazione di impresa più grande del settore, stima «l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori». La sintesi, di una analisi settore per settore e regione per regione, è in numeri tanto grandi quanto irreali: «Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano».

Secondo le stime «la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: a rischio 139mila aziende con 751mila addetti». Poi Veneto (dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati), Emilia-Romagna (72mila con 357mila occupati), Lazio (79mila con 304mila occupati), Piemonte (62mila con 262mila occupati) Campania (77mila con 240mila occupati), Toscana (63mila con 228mila occupati), Puglia (57mila con 177mila occupati) e Sicilia (63mila con 165mila occupati)«.

A parlare di rischio «ecatombe» è il presidente Marco Granelli che usa questi numeri in vista del voto per ottenere una serie di incontri con i leader politici.

«Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti», spiega Granelli.
Confartigianato invoca misure di emergenza come «l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre – prosegue Granelli – va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico; vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione». Poi, «la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio “chi inquina paga”».

Granelli così è riuscito ad assicurarsi la ribalta elettorale nel confronto che Confartigianato ha avviato con i leader della politica con i primi due incontri di ieri con Giuseppe Conte e Antonio Tajani; in agenda per mercoledì 14 settembre ci sono Enrico Letta, Carlo Calenda e Matteo Salvini. Per giovedì 15 settembre nella sede di Confartigianato è attesa Giorgia Meloni.

Non ci sono però solo le piccole imprese a rischio chiusura. Se nel Nord est già molte aziende manifatturiere hanno deciso – tramite accordo sindacale – di produrre di notte per pagare meno l’energia, ieri è arrivato l’annuncio di Acciaierie di Sicilia, società del gruppo Alfa Acciai, che ha deciso di fermare l’attività per due settimane nello stabilimento di Catania che produce tondini per il cemento armato. L’azienda aveva riaperto i battenti da una settimana, dopo la chiusura d’agosto e la sospensione attuata a giugno e luglio.

Tra diretto e indotto l’attività occupa 500 persone. «L’azienda è in crisi per il caro-energia. Catania e tutta l’Isola rischiano un nuovo dramma occupazionale e sociale, e il governo continua a non intervenire», scrivono le segreterie territoriali di Uilm e Fiom, sottolineando che in Sicilia e Sardegna i costi dell’energia sono superiori a quelli di altre aree del paese. Per l’Ugl di Catania «la situazione è oltre il dramma, l’incremento di spese supera il 200%».

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