Derek Chauvin, l’agente di polizia responsabile della morte di George Floyd, è tornato in un’aula del tribunale del centro di Minneapolis dove è stato condannato a 22 anni e sei mesi di carcere. I pubblici ministeri avevano chiesto al giudice Peter Cahill, una condanna a 30 anni; «la mia sentenza non è basata su emozioni e sull’opinione pubblica, non sto cercando di mandare un messaggio.

Ma allo stesso tempo voglio riconoscere il profondo e tremendo dolore che stanno provando tutte le famiglie, in particolare la famiglia Floyd – ha specificato il giudice rivolgendosi a Chauvin – Questa sentenza si basa sul tuo abuso di una posizione di fiducia e autorità, e anche sulla particolare crudeltà mostrata verso George Floyd». Chauvin dopo l’omicidio era stato licenziato e in seguito condannato da una giuria con l’accusa di omicidio non intenzionale di secondo grado, omicidio di terzo grado e omicidio colposo di secondo grado, tutti eventi non comuni quando un poliziotto bianco uccide un afroamericano

La condanna di Chauvin, infatti, è un evento raro in un Paese tormentato da molteplici casi di afroamericani uccisi dalla polizia, ed è stata accolta come un momento storico per la giustizia che segna un potenziale cambiamento. Questa percezione è stata confermata dal rifiuto del giudice del Minnesota Peter Cahill, che ha respinto la richiesta di un nuovo processo per l’ex poliziotto, in quanto, ha scritto Cahill in un’ordinanza, l’avvocato di Chauvin, Eric Nelson, non è riuscito a dimostrare che il giudice avesse commesso errori tali da privare Chauvin «di un processo equo» o che i pubblici ministeri si fossero «comportati in modo scorretto». Cahill ha anche respinto la richiesta della difesa per un’udienza sulla possibile cattiva condotta dei giurati, dicendo che l’avvocato di Chauvin non era riuscito a privare che durante la selezione della giuria, un giurato aveva dato falsa testimonianza.

Durante il processo Chauvin non ha mai espresso rimorso per la morte di Floyd e si è rifiutato di testimoniare. Nella notte precedente la sentenza sia a Newark, New Jersey, che nel quartiere di Brooklyn a New York, le statue di George Floyd sono state vandalizzate da gruppi neonazisti. I corpi di polizia di entrambe le città hanno rilasciato dichiarazioni ferme riguardo l’intenzione di non smettere le ricerche per individuare i colpevoli, seguendo la prassi riservata ai crimini d’odio.