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Concessioni balneari, arriva la lettera di Bruxelles

Stabilimenti balneari a Rimini - foto LaPresseStabilimenti balneari a Rimini – foto LaPresse

Politica L’attesa lettera di Bruxelles al governo italiano sulle concessioni balneari è arrivata ieri. La Commissione Ue, dopo avere a lungo esitato, formalizza così l’ultima fase della procedura di infrazione per […]

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 17 novembre 2023

L’attesa lettera di Bruxelles al governo italiano sulle concessioni balneari è arrivata ieri. La Commissione Ue, dopo avere a lungo esitato, formalizza così l’ultima fase della procedura di infrazione per violazione della direttiva Bolkenstein. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per conformarsi al parere ed evitare una maxi-multa. Ma la lettera, sottolinea la Commissione, «non pregiudica in alcun modo la trattativa», che comunque dovrà avvenire entro i tempi fissati.

In 31 pagine, tante rispetto a missive analoghe, e anche in modo insolitamente “discreto” (il testo non è stato incluso nell’aggiornamento delle procedure aperte comunicato a stampa e utenti), Bruxelles ripercorre le tappe della vicenda contestando i risultati del tavolo tecnico istituito dal governo per la mappatura delle spiagge. Per la Ue il calcolo della quota del solo 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali non «riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare». Significa che se secondo il governo Meloni resta una larga quota di spiagge che possono ancora essere messe a gara, in realtà in quella percentuale, il 67% che sarebbe libero da concessioni, sono stati inclusi tratti di costa inutilizzabili o per cause naturali o perché sedi di porti e strutture industriali o perché protetti. Ma pur sostenendo che «siamo pronti a dare risposte immediate», il vicepremier leghista Salvini insiste: «Solo il 33% è occupato, non si può parlare di una risorsa scarsa».

La Commissione ha inviato un parere motivato, portando avanti la procedura di infrazione, anche sull’assegno unico universale per i figli a carico introdotto nel marzo 2022. Per Bruxelles la misura è «discriminatoria» perché prevede che a beneficiare dell’assegno sia solo chi risiede da almeno due anni in Italia e vive nello stesso nucleo famigliare dei figli.

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