Cultura

Con la vodka nelle vene

Everteen Lo stato d'ebbrezza adolescenziale in "Mal d'alcol" di Luigi Rainero Fassati, per Salani

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 26 ottobre 2013

Uno squillo di cellulare in piena notte. E un chirurgo viene catapultato dentro la vita, anzi la «fine della vita» di un ragazzo. Alex è stato trovato a terra, vicino al motorino, in piena emorragia interna: il suo problema è il fegato e non c’è operazione che tenga. Difficile ricucire un organo così compromesso che sta mandando all’altro mondo quell’adolescente dal pallore spettrale. C’è una decisione agghiacciante da prendere: togliere il fegato, permettere qualche ora di sopravvivenza ad Alex e sperare follemente che arrivi un donatore. I genitori, prostrati dall’angoscia, danno il consenso. Luigi – il medico in prima linea – non si arrende e procede.
Le ore passano, lo stress e il dolore si accumula, ma Alex troverà il suo «angelo» e avrà un fegato nuovo. Inizia così, con un ritmo adrenalinico, il racconto in prima persona di Luigi Rainero Fassati (medico sul serio e direttore del dipartimento Chirurgia e Trapianti del Policlinico) che in Mal d’alcol (Salani, pp.182, euro 12) cerca di scoraggiare l’abuso di «drink», con due storie verissime alla mano. E con la scia di disperazione che lasciano. Alex, infatti, non ha solo avuto un brutto incidente; è caduto perché guidava in stato di ebbrezza, è dipendente dall’alcol. E non è l’unico ad avere questo problema.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il 22,4% dei maschi e il 13% delle femmine, tra gli 11 e i 17 anni, è a rischio e crescendo con l’età, le percentuali aumentano esponenzialmente. In Italia, la principale causa di morte in età giovanile è proprio l’alcol, connesso alle insidie della strada.
Di fronte alle statistiche snocciolate con competenza e sull’onda dello spavento, Alex fa le promesse di rito. Sarà sobrio per sempre, ma poi affiderà di nuovo le sue emozioni alla bottiglia, avviandosi verso il suo tragico epilogo esistenziale.
Poi c’è Viola, bella, bellissima. Torna dal medico-salvatore Luigi con il figlio di cinque anni: vuole che sia lui il padrino al battesimo. Il bambino porta il suo stesso nome.
È madre, ha una voragine dentro che la rende diversa dalle altre ragazze, ma è molto cambiata da quei giorni in cui se ne stava inchiodata a un lettino della terapia intensiva, lottando fra la terra e l’aldilà. Overdose da alcol, vodka. Bevuta tutta d’un fiato. Diciotto anni e la morte nel corpo.
Viola, buona famiglia alle spalle, un desiderio spasmodico di essere amata per quello che è e non per quello che i genitori vorrebbero che fosse, non ce l’ha fatta ad affrontare la sua adolescenza senza farsi male. Per adeguarsi a un fidanzato violento, ha cominciato a bere e a vivere pericolosamente. Tanto da compiere uno scellerato «rito di passaggio» per essere ammessa nella gang, come donna del boss.
È troppo per lei, e per chiunque. Ci vorranno diversi arresti cardiaci e ore intensissime in rianimazione perché Viola ritorni in sé. E questa volta sarà per sempre.

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