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Con la commissione d’inchiesta Renzi va al contrattacco sulle banche

Con la commissione d’inchiesta Renzi va al contrattacco sulle bancheBankitalia – Lapresse

Senato Il dem Marcucci presenta il ddl. Nel mirino, «l’efficacia delle attività di vigilanza e controllo negli ultimi 15 anni». Cioè Consob e via Nazionale

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 23 dicembre 2015

Renzi passa al contrattacco. Dopo l’attacco al rigore sferrato al Consiglio europeo prende di petto Consob e Bankitalia. In mattinata Andrea Marcucci, senatore renziano doc, annuncia un ddl per istituire la commissione bicamerale d’inchiesta sui dissesti bancari dal 2000, e prima di sera lo deposita: «Il Pd vuole chiarezza assoluta, per salvaguardare i risparmiatori». Si parla di banche, ma nel mirino c’è chi sulle banche avrebbe dovuto vigilare. Quello che si profila è lo scontro con le istituzioni guidate da Ignazio Visco e Giuseppe Vegas, latente sin dall’inizio del caso salva-banche.

Se non proprio uno scontro, è almeno una prima frizione evidente anche con il capo dello Stato. Lunedì Sergio Mattarella aveva chiesto anche lui «chiarezza assoluta», ma allo stesso tempo aveva fatto scudo a Bankitalia, elogiandola apertamente ed è probabile che quando aveva lanciato il suo appello alla concordia tra le istituzioni sapesse perfettamente quello che bolliva in pentola. Proprio ieri, infatti, il presidente della repubblica ha ricevuto sul Colle il presidente della Consob, Vegas.

Ma Matteo Renzi è troppo sensibile agli umori dell’elettorato per non capire che la storiaccia del salva-banche metteva a rischio tutta l’immagine che ha cercato di costruire del suo governo. Quella sfiducia che aveva manifestato discretamente togliendo alle istituzioni preposte, appunto Consob e Bankitalia, il compito di occuparsi degli arbitrati per il risarcimento degli obbligazionisti truffati, rischia di esplodere ora apertamente. Anche perché, dopo le scintille dei primi giorni, sul Giornale della famiglia Berlusconi erano iniziate a uscire notizie e indiscrezioni su presunte attività di insider trading che ci sarebbero state dopo il primo decreto sulle banche, quello che trasformava le popolari in spa. In molti avevano interpretato quelle «fughe di notizie» come un avvertimento al premier: se le ostilità dovessero scoppiare à la guerre comme à la guerre. Ma per Renzi fare la figura del salvatore di banche a spese dei risparmiatori, a un passo da elezioni per lui importantissime, non era evidentemente accettabile.

Sul secondo fronte, il 28 dicembre il procuratore reggente di Arezzo Alberto Rossi sarà ascoltato dalla prima commissione del Csm in merito al doppio incarico di procuratore e consulente del governo. Di fatto, però, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini lo ha già prosciolto da ogni addebito: «Quell’incarico extragiudiziario, al pari di centinaia di altri, era legittimo. Solo di recente, con l’avvio dell’attività d’indagine e con il decreto del Governo, poteva porsi il problema di una eventuale incompatibilità. Questo è l’oggetto dell’accertamento ed è tutto da verificare se quell’incompatibilità ci fosse o meno». Lo si verificherà, ma certo una difesa simile da parte della più alta carica dell’organo di autogoverno dei giudici mette una seria ipoteca a favore del procuratore.

In realtà qualche ombra sembra esserci. Rossi aveva affermato di aver prestato gratuitamente la sua consulenza e di essere stato chiamato dal governo Letta, non da quello di cui fa parte Maria Elena Boschi, mentre un carteggio pubblicato dal quotidiano Il Fatto dimostra che, pur essendo effettivamente stato chiamato come consulente dal governo Letta, Rossi ha poi chiesto per due volte la proroga all’esecutivo tutt’ora in carica, e non a titolo gratuito ma dietro compenso, sia pur tutt’altro che stratosferico: 7500 euro lordi in tutto.

A decidere se il procuratore Rossi potesse o meno mantenere quell’incarico sarà appunto il 28 dicembre la commissione del Consiglio superiore della magistratura. Ma una cosa è la «legittimità», tutt’altra l’opportunità. E sull’inopportunità del mantenimento di quell’incarico è difficile dubitare.

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