Mirare e sparare. E ancora di nuovo. In un luna park una bambina e un giovane uomo cercano di vincere un peluche a forma di coniglio con il tiro a segno. Si parlano, scherzano, si punzecchiano. Ma nulla è innocuo nel testo di Pauline Peyrade – enfant prodige della drammaturgia francese e vincitrice del premio Goncourt per il romanzo d’esordio – messo in scena da Licia Lanera con il titolo Con la carabina.

Il rapporto tra i due personaggi, interpretati da Danilo Giuva e Ermelinda Nasuto, si carica di una tensione sempre più forte. Intervengono brandelli di dialoghi – oppressivi e sminuenti – avvenuti in altri momenti e in altri luoghi, ma che pesano sulla situazione in corso, via via più stratificata. Lo spazio scenico è costruito attorno a un tavolo, la funzione degli oggetti è variabile – possono essere presenti, metaforici, solo mimati oppure non in scala – perché ciò che conta è come quello scambio viene vissuto nell’interiorità di una bambina. Il linguaggio è diretto, forte, le tinte si fanno sempre più pulp fino a quando la violenza esplode e tutti i fili si dipanano. Un’esperienza che cambia di segno il mondo, e se il coniglio era prima un lacerto di un vissuto felice, diviene ora un’immagine di morte.

La redazione consiglia:
Licia Lanera in “Orgia” di PasoliniCon la carabina è una storia di abuso sessuale, di vendetta e di come tutto questo venga giudicato dalla morale benpensante (che troppo inficia il diritto stesso).

DI FRONTE a questo spettacolo disturbante, la scelta registica è di non chiedere al pubblico gli applausi. Una scelta che emotivamente appare corretta. Si può applaudire davanti all’orrore? Se lo mettiamo in scena, ciò che cerchiamo è poi la gratificazione? Il riconoscimento per questo lavoro fieramente indipendente è però arrivato con la vittoria del Premio Ubu alla regia lo scorso anno. Ha aperto martedì scorso la 21a edizione di Kilowatt, il festival è ancora oggi a Sansepolcro e la prossima settimana a Cortona (Ar).